
Le armi detenute legalmente in casa non aumentano la sicurezza. Anzi. Costituiscono un grave pericolo perché spinti dall’emotività si è portati ad usarle con troppa facilità e in modo improprio. Lo confermano – ma non sono che gli ultimi, tragici episodi di cronaca – la vicenda del tabaccaio di Ivrea e quella dell’anziano che la notte tra il 15 e il 16 giugno a Palma Campania, in provincia di Napoli, infastidito dal chiasso ha ucciso il titolare di un chiosco e ferito altre due persone. Non esistono dati ufficiali e pubblici sul numero delle licenze rilasciate per armi nel nostro Paese. Solo su richiesta, il ministero dell’Interno fa sapere che tra porto d’armi e licenze di diverse tipologie sono 1.315.700 (dati aggiornati a luglio 2018). Altre fonti non ufficiali parlano di circa un milione e mezzo ma non esiste un censimento delle armi, un data base che raccolga tutte le denunce di possesso effettuate a livello di questura o di stazione dei carabinieri, ma “fonti di polizia parlano anche di 10–12 milioni di armi in circolazione”, rivela in un’intervista al Sir Giorgio Beretta, analista dell’ Opal, l’Osservatorio sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa di Brescia. L’esperto spiega che i “porto d’armi per difesa personale” rilasciati dal prefetto sono circa 20mila cui vanno ad aggiungersi le licenze per “attività venatorie” (circa 700mila) e per guardie giurate (circa 50mila). Negli ultimi anni sempre più persone hanno fatto richiesta di licenze per uso sportivo (oltre 560mila): oggi “la modalità più semplice per poter tenere un’arma anche per scopi di difesa personale, della propria abitazione o esercizio commerciale”. E poi il cosiddetto “nulla osta”. Tutte licenze che autorizzano a tenere in casa un vero e proprio arsenale. Il rischio è che la mera detenzione legale ne giustifichi in qualche modo l’utilizzo. Questo, chiosa Beretta, “è infatti il vero pericolo. Come è allarmante il messaggio che sembra essere passato in parte dell’opinione pubblica con l’entrata in vigore di una legge dannosa e pericolosa come quella sulla legittima difesa”.