Entra in vigore il 19 giugno la legge sulla morte volontaria assistita (Vad, Voluntary Assisted Dying Act) nello stato di Vittoria, primo tra gli Stati australiani a dare la possibilità legale dell’eutanasia e del suicidio assistito. Sarà “un nuovo e profondamente preoccupante capitolo della sanità”, hanno scritto i vescovi delle quattro diocesi coinvolte (Melbourne, Ballarat, Sale, Sandhurst) in una lettera ai fedeli, invitandoli a “mostrare un approccio diverso alla morte e al morente”, “accompagnando” e “permettendo di amare e di essere amati fino alla fine”. “Non possiamo cooperare” se si tratta di dare la morte “anche quando sembra motivata dall’empatia o dalla gentilezza”, scrivono i vescovi che sentono “la responsabilità non solo di dire no alla legge, ma di incoraggiare a creare uno stile di vita che renda la legge inutile”. Citano gli ospedali e le case di cura cattoliche nel Paese, che “con grande coraggio si sono unite per trovare vie che offrano un’assistenza eccellente per i loro pazienti”, senza lasciarsi coinvolgere in ciò che la legge rende ora possibile. “Tutti coloro che si oppongono all’eutanasia adesso sono di fatto obiettori di coscienza” perché, spiegano i vescovi, si oppongono “al togliere la vita inutilmente”; a una “riduzione dell’amore che può essere dato e ricevuto negli ultimi giorni”; alla mancanza di finanziamenti adeguati per le cure palliative di eccellenza; a “pratiche sponsorizzate dallo Stato” per il suicidio; e soprattutto “alla pigra idea che la migliore risposta che la nostra comunità possa offrire a una persona in sofferenza grave sia di porre fine alla sua vita”.