“La storia si scrive ‘en las calles’, sulle strade. E sono convinto che la gente manifesterà chiaramente il suo disaccordo riguardo alla sentenza della Corte Costituzionale”. Così l’arcivescovo di Guayaquil e vicepresidente della Conferenza episcopale ecuadoriana, mons. Luis Gerardo Cabrera, commenta al Sir la sentenza attraverso la quale la Suprema corte del Paese ha introdotto il matrimonio egualitario tra persone dello stesso sesso, con 5 voti a favore e 4 contrari. “Le prime reazioni che stiamo ricevendo – prosegue mons. Cabrera – ci confermano che dalla popolazione si condanna con molta forza questa decisione. Sei organizzazioni stanno promuovendo una manifestazione pubblica di protesta, che si svolgerà nelle principali città del Paese, come Quito, Guayaquil e Cuenca. E questa non è solo la posizione della Chiesa cattolica, ma anche di organismi e cittadini indipendenti e delle comunità evangeliche”. Per l’arcivescovo di Guayaquil la sentenza della Corte “non è stata una sorpresa, perché si tratta di un processo in atto da tempo. E’ vero che negli anni della presidenza di Rafael Correa era stato scelto il basso profilo nelle questioni etiche, tuttavia la tendenza era questa, lo si vede anche da altre proposte, come quella della legalizzazione dell’aborto ad alcune condizioni. Ceto, in una mattina è stata presa una decisione che va contro la Costituzione nazionale e il diritto internazionale”.
Conclude mons. Cabrera: “Come Chiesa continueremo nella nostra missione, in difesa del matrimonio e dei minori, attraverso un’azione educativa che mostri una corretta antropologia, in grado di argomentare la nostra visione della vita e della famiglia. La Costituzione riconosce la libertà religiosa e la possibilità di professarla in pubblico e in privato”.