Nell’ultimo anno “sono andati all’estero 128.193 italiani, il +36,2% negli ultimi cinque anni”. È quanto si legge nel rapporto “Rim-Junior 2018-2019 – Le migrazioni italiane nel mondo raccontate ai ragazzi”, a cura della Fondazione Migrantes, presentato oggi alla Camera. “Non si tratta di tutte le partenze – segnala il report -, ma solo di quegli italiani che lo hanno fatto in forma ufficiale, ovvero rispondendo all’obbligo di legge che chiede a un italiano, che trascorre più di 12 mesi di residenza fuori dall’Italia, di cancellarsi dall’anagrafe del proprio comune italiano di partenza e iscriversi nell’Anagrafe degli italiani residenti all’estero”. Degli oltre 128mila italiani che hanno lasciato il Paese nell’ultimo anno, gli uomini sono oltre 70mila (55%) e le donne oltre 57mila. “Non si deve però pensare che si tratti di una mobilità prevalentemente maschile, in quanto si rileva il peso importante delle partenze dei nuclei familiari”, evidenzia il rapporto. Sono stati 24.570 i minori (il 19,2% del totale), di cui il 16,6% ha meno di 14 anni e l’11,5% meno di 10 anni. Tra i giovanissimi in partenza ci sono sempre più studenti. “La mobilità studentesca è una vera e propria forma di migrazione per motivi di studio”. Secondo le stime più accreditate, dal 2009 al 2016, l’aumento del numero degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado in mobilità è del 111%, mentre il 37,4% di chi parte (quasi 48 mila persone) ha tra i 18 e i 34 anni. Segno che “dall’Italia di oggi a partire sono soprattutto i giovani”. Tra questi, vengono indicati coloro che, “altamente preparati e professionalizzati, all’estero trovano lavori all’altezza della loro preparazione” e chi, invece, “nonostante la sua laurea o il suo diploma trova occupazioni meno qualificate”. Indicati i casi di laureati in biologia che fanno i camerieri a Londra e laureate in giurisprudenza che sono commesse nei negozi di Berlino.