Cristiani

Terra Santa: capi Chiese Gerusalemme, “operazioni immobiliari di Ateret Cohanim nella Città Vecchia minacciano convivenza tra le fedi monoteiste”

I capi delle Chiese e delle comunità ecclesiali presenti a Gerusalemme esprimono “grande sorpresa” per la rapidità con cui la Corte suprema di Israele si è espressa a favore del “gruppo estremista” ebraico Ateret Cohanim, respingendo in maniera definitiva il ricorso presentato dal Patriarcato greco ortodosso di Gerusalemme per bloccare l’acquisizione – denunciata come illegittima – di tre edifici di sua proprietà da parte dell’organizzazione ebraica, nel quartiere cristiano della Città Vecchia di Gerusalemme. Lo riferisce l’agenzia Fides. Secondo il giudizio emesso lunedì 10 giugno dalla Corte, le proprietà del Patriarcato greco ortodosso sono state legittimamente acquistate da intermediari stranieri che agivano per conto di Ateret Cohanim. In un comunicato congiunto, sottoscritto da 13 patriarchi e capi delle Chiese e delle comunità cristiane presenti in Terra Santa, le iniziative dell’associazione ebraica Ateret Cohanim, volte ad accaparrare proprietà immobiliari nella parte cristiana della Città Vecchia di Gerusalemme, rappresentano un attacco “non solo ai diritti di proprietà della Chiesa greco ortodossa di Gerusalemme”, ma anche allo status quo che regola i rapporti tra le diverse comunità religiose nella Città Santa, e rischiano di diventare una “minaccia” per la locale presenza cristiana. I tre edifici in questione, oggetto di contese legali durate complessivamente più di 14 anni, si trovano nei pressi della Porta di Giaffa, considerata l’entrata più diretta per accedere al quartiere cristiano della Città Vecchia di Gerusalemme. Se gli appartenenti a Ateret Cohanim prenderanno possesso di quelle proprietà – fanno notare i firmatari del documento – potranno emergere fattori di tensione in uno dei punti di passaggio più utilizzati dai cristiani locali e dai pellegrini che vogliono raggiungere la basilica del Santo Sepolcro e gli altri Luoghi Santi cristiani disseminati nella città Vecchia di Gerusalemme. Il documento è sottoscritto, tra gli altri, dal patriarca greco ortodosso Teophilos III di Gerusalemme, dall’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, e da padre Francesco Patton, custode di Terrasanta. Patriarchi e capi delle Chiese di Gerusalemme dichiarano di sostenere i perduranti sforzi del Patriarcato greco ortodosso per non perdere il controllo degli immobili contesi, anche dopo la sentenza della Corte suprema, e ribadiscono la propria convinzione che la presenza di vivaci comunità cristiane a Gerusalemme sia un fattore decisivo per custodire il “mosaico” di società storicamente connotata dalla convivenza tra le tre fedi monoteiste.