Accordo

Fca-Renault: la Francia forse ci ripensa. Determinante l’accordo con Nissan

Sul fallito (per ora) matrimonio Fca-Renault, la Francia potrebbe ripensarci. I colloqui tra Renault e Fca, ha infatti spiegato il ministro dell’economia Bruno Le Maire in una intervista a FranceInfo Tv riportata da Bloomberg, “possono essere ripresi”, anche se solo “dopo che si è ricreata la fiducia” con Nissan. E’ una cauta apertura quella del governo francese, che arriva dopo che in Italia la delusione della rottura della trattativa è stata forte e attribuita proprio al governo d’oltralpe. Nelle stesse ore, intanto, sempre a Parigi è andato in scena una sorta di duello fra il presidente di Reanult, Jean-Dominique Sénard, e lo stesso Le Maire. Durante l’Assemblea generale del gruppo a Parigi, che fra l’altro lo ha rieletto a grande maggioranza e applausi a scena aperta, Sénard, si era detto profondamente deluso per lo stop all’operazione che di fatto aveva attribuito proprio all’atteggiamento dell’esecutivo. Oggi la replica del ministro che ha spiegato che “come Stato non abbiamo mai messo il veto a questa operazione” e sottolineato poi che la Francia “non ha fatto fallire il matrimonio tra Renault e Fiat”. L’esponente del governo ha quindi ricordato che “vedendo che Nissan non forniva il suo sostegno”, erano stati chiesti “cinque giorni supplementari per esaminare un’operazione da 30 miliardi di euro di capitalizzazione”. Da qui, la precisazione della strategia di Parigi: rafforzare prima di tutto l’alleanza con Nissan, ma riaprire anche il discorso sulla possibile fusione con Fca. Secondo Le Maire, Nissan deve essere un partner “associato e che in fin dei conti sia d’accordo” sulla fusione. Il ministro, infine, non ha risparmiato una critica alle stessa Fca: “Fiat – ha sottolineato -, ha deciso di ritirare la sua offerta, è un suo diritto, ma credetemi: in questa vicenda lo Stato non agirà mai né sotto pressione né in modo precipitoso”. In serata, infine, un incontro fra Le Maire e Sénard che ha ricevuto la conferma della fiducia dell’esecutivo alla sua condotta.