Partito popolare: Balzani (Univ. Bologna), “cent’anni fa la città era capitale italiana della politica”

(Bologna) “Bologna nel 1919 è la capitale della politica italiana: dopo il congresso del Ppi a giugno, a ottobre c’è quello del Partito socialista. E in quell’anno è una città governata da una amministrazione, cosa non normale per l’epoca, il cui sindaco Zanardi, socialista riformista”. Lo ha raccontato Roberto Balzani, professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Bologna, al convegno “Il Partito Popolare a Bologna: 100 anni dopo” al foyer Rossini del Teatro Comunale del capoluogo emiliano, organizzato dall’Associazione Bologna al Centro-Officina delle Idee e Ucid (Unione cristiana imprenditori dirigenti), con il patrocinio di Comune di Bologna, Cultura è Bologna, Acli, Cisl e Mcl. Nel 1919 l’Italia, nonostante sia tra le potenze vincitrici della Prima guerra mondiale entra in crisi: c’è una forte svalutazione della lira che porta a bruciare i salari, alla perdita del potere di acquisto, a far aumentare la povertà. Situazioni che hanno come conseguenza insurrezioni spontanee, spesso guidate da donne. “A settembre, D’Annunzio – ha detto ancora Balzani – con l’impresa di Fiume riporta il nazionalismo nella politica italiana; a novembre invece alle elezioni politiche vincono i socialisti con il 30%, mentre il Ppi si ferma al 20,5%”. A Bologna i numeri sono molto diversi: il 62,9% dei voti sono socialisti, non di quelli dell’ala riformista, e conquistano 7 seggi su 8; il 13,8 è del Ppi che conquista un seggio.
In ambito cattolico, invece il Partito popolare – ha spiegato Paolo Pombeni, professore emerito dell’Università di Bologna nella sua carrellata sulla storia del Ppi – “è stato il primo tentativo di scindere le tre realtà centrali del cattolicesimo: i cattolici da una parte, la gerarchia ecclesiastica dall’altra e il pontificato dall’altra ancora”.

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