
“Sono lieto di sapere che in questa piazza si trova il volto della famiglia di Dio che abbraccia bambini, giovani, coniugi, consacrati, anziani rumeni di diverse regioni e tradizioni, come pure della Moldavia, e anche quelli che sono venuti dall’altra sponda del fiume Prut, i fedeli di lingua csango, polacca e russa”. È il saluto del Papa alle famiglie e ai giovani romeni, incontrati questo pomeriggio nel piazzale antistante il Palazzo della Cultura di Iasi, capitale della Moldavia e seconda città della Romania. “Lo Spirito Santo ci convoca tutti e ci aiuta a scoprire la bellezza di stare insieme, di poterci incontrare per camminare insieme”, ha proseguito Francesco nel suo discorso, in risposta alle domande di una famiglie e di un giovane. “Ognuno con la propria lingua e tradizione, ma felice di incontrarsi tra fratelli”, ha detto il Santo Padre paragonando l’incontro ad “una nuova Pentecoste”, dove “lo Spirito abbraccia le nostre differenze e ci dona la forza per aprire percorsi di speranza tirando fuori il meglio da ciascuno; lo stesso cammino che iniziarono gli Apostoli duemila anni fa e in cui oggi tocca a noi prendere il testimone e deciderci a seminare. Non possiamo aspettare che siano altri a farlo, tocca a noi. È difficile camminare insieme, vero? È un dono che dobbiamo chiedere, un’opera artigianale che siamo chiamati a costruire e un bel dono da trasmettere”. Il Papa ha cominciato il suo discorso fuori testo, chiedendo “un applauso ai bambini” e definendo una “bella eredità dare un futuro ai bambini”.