“La cooperazione ha subito cambiamenti consistenti a partire dall’11 settembre 2001, concentrandosi su quei Paesi strategici nella lotta al terrorismo, su quelle dinamiche legate all’emergenzialità. Ci siamo un po’ dimenticati dello sviluppo e abbiamo investito tante, troppe risorse sulle emergenze per portare una sensazione di sicurezza contro questo terrorismo di matrice islamica”. Lo ha detto Danilo Feliciangeli dell’area internazionale di Caritas italiana, a margine del Forum MeET (Mediterraneo-Europa-Transnazionalismi), giunto quest’anno alla settima edizione, ad Agrigento. Un processo che viene descritto come “una difesa dei nostri confini, una difesa dall’invasione islamica che arrivava in Italia e in Europa”. “Così la cooperazione allo sviluppo governativa e non governativa si è concentrata sul contrasto al fenomeno migratorio”, ha spiegato Feliciangeli. Soffermandosi sull’impegno dell’Unione europea, l’esponente di Caritas italiana ha evidenziato come sia stata “incentivata sempre di più la risposta al fenomeno migratorio, distraendo risorse dai progetti di sviluppo che possono aiutare le persone a non migrare”. Guardando, invece, all’impegno di Caritas, Feliciangeli ne spiega la strategia: “investire aumentando anche in termini quantitativi le risorse nei Paesi in via di sviluppo, in progetti di cooperazione”. “Cerchiamo di costruire con la Chiesa locale e con soggetti della società civile una vera relazione, una cooperazione che non sia solo progetti di sviluppo o di emergenza ma che generi relazioni e scambio”.