Salute

Lotta alla povertà: Oxfam e Action, “due miliardi di persone nel mondo non hanno accesso ai farmaci essenziali”

Sud Sudan: una donna affetta da colera curata nello Juba Teaching Hospital (Foto: Kieran Doherty/Oxfam)

“Ancora oggi nel mondo oltre 2 miliardi di persone non hanno accesso ai farmaci essenziali”. Lo denunciano oggi Oxfam e Action, alla vigilia della tavola rotonda organizzata domani a Roma per discutere strategie e proposte per ridurre le inaccettabili disuguaglianze nell’accesso ai farmaci e alla salute a livello globale. Al forum di domani sono attesi il ministro della Sanità, Giulia Grillo, il direttore generale del dipartimento per la Cooperazione allo sviluppo del ministero degli Ester,i Giorgio Marrapodi, il direttore di Aifa, Luca Li Bassi, e la responsabile delle relazioni esterne del Fondo globale per la lotta all’Hiv, Tbc e malaria, Françoise Vanni.
Oxfam ricorda che nel 2017 oltre 3 milioni di bambini sotto i 15 anni sono morti per la mancanza di accesso ai farmaci di base e ai vaccini. “Ancora oggi – si legge in un comunicato – la possibilità di accedere alle cure, ai farmaci, ai vaccini e alle tecnologie sanitarie è riservata solo a chi se lo può permettere. L’impatto del prezzo dei farmaci è infatti enorme sia per i singoli, che per gli Stati dove esiste un sistema sanitario nazionale. 800 milioni di persone ogni anno spendono almeno il 10% del bilancio familiare per spese sanitarie, mentre per circa 100 milioni di persone queste spese sono così elevate da farle piombare in una condizione di povertà estrema ogni anno”. Particolarmente grave è l’impatto nei Paesi in via di sviluppo: in Sudafrica, ad esempio, per patologie come il cancro al seno, perdono la vita 3mila donne ogni anno, perché il costo del trattamento è troppo elevato per le casse dello Stato. Anche in Paesi ad alto reddito come l’Italia – dove la spesa per i farmaci è il 20% della spesa sanitaria nazionale (29,8 miliardi di euro nel 2017, di cui il 75% coperto dal sistema sanitario nazionale) – le conseguenze sono sempre più negative per l’accesso dei cittadini alle cure. Basti pensare ai costi del trattamento dell’epatite C. A fronte di 1 milione 600mila casi cronici riscontrati nel 2016 nel nostro Paese, ad inizio 2017 solo 70mila casi erano stati trattati con i farmaci più efficaci introdotti nel 2013. Una situazione che ha costretto l’Italia a contrattare il prezzo dei farmaci con le aziende produttrici, per raggiungere un costo sostenibile per la casse pubbliche, che potesse garantire le cure ad un maggior numero di pazienti.