Terrorismo

Attentati in Sri Lanka: Pedron (Caritas), “centinaia di preti, suore e volontari offrono supporto psico-sociale alle famiglie delle vittime”

Le chiese e le scuole cattoliche sono ancora chiuse in Sri Lanka, dopo gli attentati di Pasqua, rivendicati dall’Isis ma attribuiti a gruppi estremisti interni al Paese, che hanno fatto 257 vittime e centinaia di feriti tra Colombo, Negombo e Batticaloa. E’ probabile che la settimana prossima si potranno di nuovo celebrare messe , ma è ancora alta l’allerta da parte dell’intelligence, informata su possibili attacchi ai ponti all’ingresso di Colombo. La comunità cattolica sta cominciando a curare le ferite ma serpeggia ancora la paura, tanto che gli stessi insegnanti si rifiutano di entrare nelle scuole. Nell’arcidiocesi di Colombo è stato istituito un servizio che seguirà personalmente le famiglie delle vittime e delle persone ferite, con centinaia di sacerdoti, suore e volontari coinvolti. Mentre nelle diocesi di Colombo, Batticaloa, Kurunegala, Kandy, Mannar e Jaffna sono stati convocati con urgenza meeting interreligiosi, che già si svolgevano da anni,  per cercare di mantenere la pace e l’armonia tra persone di diverse fedi. A Negombo, infatti, domenica scorsa una lite per motivi banali tra un cattolico e un musulmano ha rischiato di degenerare in scontri violenti tra le due fazioni. Sono intervenute le forze dell’ordine e il governo ha stabilito il coprifuoco notturno. Il cardinale Malcolm Ranjit, arcivescovo di Colombo, si è subito recato sul posto per calmare gli animi. Ha anche chiesto di chiudere i negozi di liquori, forse l’episodio era dovuto ad ubriachezza molesta. Con i suoi interventi sui media nazionali e internazionali l’arcivescovo di Colombo è diventato un po’ la spina nel fianco del governo, che non si stanca di denunciare e richiamare i politici alle loro responsabilità. “Camminiamo con i piedi nella benzina, basta una scintilla e salta tutto perché la situazione è delicata”, racconta al Sir Beppe Pedron, referente di Caritas italiana per l’Asia meridionale. L’effetto prodotto dagli attentati è che “la comunità cattolica è impaurita e crede a qualsiasi falso allarme o fake news che circola sui social”. “Domenica scorsa il cardinale ha vietato di celebrare le messe a Colombo e dintorni ma in alcuni villaggi si sono svolte – dice -. Le scuole cattoliche sono chiuse e c’è stata una affluenza bassissima di studenti e docenti anche nelle scuole pubbliche”. Durante un incontro organizzato dalla diocesi di Colombo al quale hanno partecipato rappresentanti dell’università, responsabili delle congregazioni religiose che si occupano di supporto psicologico e psichiatri governativi, si è deciso di aprire un programma di supporto socio-psico-pastorale, con un approccio integrato ai bisogni delle persone coinvolte negli attentati.