Intervista

Elezioni europee: mons. Hollerich (Comece), “il populismo in Europa non è la risposta alla crisi politica”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Il populismo in Europa non è la risposta alla crisi politica”. Lo afferma mons. Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e presidente della Comece (Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità europea), in un’intervista al Sir, a proposito del voto europeo e del “gran numero di populisti – dice – ma non abbastanza grande per bloccare il Parlamento. Questo dato obbligherà gli altri partiti a fare una buona politica per la gente. I populisti hanno vinto grandemente in qualche Paese ma in altri Paesi sono diminuiti. Se prendiamo in considerazione i Paesi Bassi, la Danimarca, l’Austria, vediamo che c’è stata una attitudine diversa”. Sul voto italiano, il presidente Comece ha le idee chiare: “Ha avuto negli ultimi anni una economia terribile. La gente è più povera oggi rispetto a dieci anni fa, mentre per tutti gli altri Paesi in Occidente non è stato così. Hanno una vita migliore. Dunque, io penso che la gente senta questo problema e abbia votato per chi ha fatto delle promesse. Penso anche che il populismo sia stato scelto per la migrazione. L’Europa ha lasciato l’Italia da sola. Si è parlato della solidarietà come uno dei principi fondanti dell’Europa. Ma l’Accordo di Dublino non ha funzionato, lasciando l’Italia e la Grecia da sole ad affrontare questa realtà”. Per il presule, “non si può costruire l’Europa così. I partiti della futura maggioranza dovranno capirlo”.  Allargando poi il discorso, Hollerich osserva: “L’identità diviene sempre più importante. Ed è sempre più importante quando ci sono cambiamenti strutturali in atto nella società. Ma i populismi propongono una identità semplice mentre le scienze sociologiche affermano che l’identità è estremamente complessa e sempre in cambiamento. È bene essere fieri di essere italiani. Non è una cosa cattiva, ma bisogna essere capaci di sviluppare anche la parte europea della identità senza negare l’altra perché l’Europa non è la negazione delle nazioni ma una unione”.