Discriminazione

Turchia: problemi per le Fondazioni legate alle minoranze religiose

In Turchia si protrae la situazione di incertezza e disagio in cui versano da anni le Fondazioni collegate alle minoranze etniche, culturali e religiose. E i responsabili di tali organismi non riescono a trovare interlocutori istituzionali disposti a cercare insieme soluzioni ai nodi irrisolti. Lo riferisce l’agenzia Fides che parla di situazione di stallo si protrae da almeno sei anni. Le circa 170 Fondazioni legate a minoranze etniche e religiose presenti in Turchia – comprese quelle animate da ebrei e da cristiani armeni, greci, assiri, siri, caldei, bulgari e georgiani – operano secondo le disposizioni e i regolamenti definiti dalla Direzione generale delle Fondazioni. Nel 2013 era stato steso un nuovo regolamento, che di fatto non è mai entrato in vigore, impedendo di rinnovare le cariche dirigenziali delle singole istituzioni. Nel marzo scorso, la Direzione delle Fondazioni ha iniziato a prendere contatto con le diverse comunità per iniziare il processo di applicazione del testo normativo, finora rimasto sulla carta. Ma proprio in tale frangente – secondo quanto riportato da Agos, giornale bilingue armeno-turco con sede a Istanbul ripreso da Fides – è emerso con chiarezza che il nuovo regolamento prevede non la libera elezione dei dirigenti delle singole Fondazioni, ma la loro “nomina” da parte della Direzione delle Fondazioni. Sono 67 le Fondazioni che in tutta la Turchia fanno capo alla locale comunità cristiana greco-ortodossa. Quelle legate alla comunità armena sono 50, e quelle legate alla comunità ebraica sono 7. Lo scorso 9 maggio, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha respinto per “carenza di documentazione” il ricorso presentata dalla Fondazione del monastero siro ortodosso di Mor Gabriel, che chiedeva di rientrare in possesso di 18 beni immobiliari appartenenti in origine al Monastero, espropriati nel 2008 e rimasti ancora sotto il controllo del Ministero turco del Tesoro, nonostante le promesse di restituzione espresse in passato dall’allora premier turco – oggi Presidente – Recep Tayyip Erdogan.