Scienza & Vita

Editing genetico: mons. Russo (Cei), “da cristiani apporto positivo, cosciente e competente”. No a “modello idealizzato di perfezione”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

L’auspicio che Scienza & Vita “diventi sempre più l’hub in cui si approfondiscano tematiche e sguardi rispetto all’evoluzione della ricerca e delle scoperte in campo biomedico” perché “come cristiani  siamo chiamati ad abitare questi mondi recando il nostro apporto positivo, cosciente e competente”. Ad esprimerlo è mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei, nel saluto al XVII convegno nazionale dell’associazione Scienza & Vita, “Editing genetico. Saremo davvero tutti perfetti?” che ha preso il via a Roma. “Lo dico anche con lo sguardo della fede richiamato da Papa Francesco – prosegue mons. Russo -. Come cristiani dobbiamo essere competenti rispetto a questa riflessione. Lo sguardo di fede ci fa prossimi all’uomo; tutto quello che riguarda la vita dell’uomo ci interessa”. Nel richiamare le parole del Pontefice, lo scorso marzo, all’Associazione italiana contro le leucemie e i linfomi, il suo apprezzamento per il progresso della ricerca ma al tempo stesso la necessità di “avere uno sguardo fondato sulla coscienza”, il segretario generale Cei cita il tema del convegno e le domande collegate, invitando a soffermarsi su opportunità e rischi.
“Le opportunità dell’ingegneria genetica – afferma – sono straordinarie, ad esempio rispetto alla possibilità di intervenire in modo incisivo e decisivo nei confronti di malattie che consideriamo incurabili”. Di qui la necessità di una valutazione etica sulle differenti applicazioni dell’editing genetico su cellule somatiche, embrioni, cellule germinali. “Quando questa procedura viene effettuata solo su un numero limitato di cellule somatiche per correggere geni difettosi – spiega – i rischi sono minimi”; tuttavia essa “richiede sul piano medico ed etico attenzione e precauzione. Problematiche più importanti si pongono nell’utilizzo dell’editing genetico su embrioni e cellule somatiche per curare una malattia genetica prima della nascita; si tratta di interventi che modificano non solo il patrimonio genetico del nascituro ma anche quello della sua discendenza. In questo caso occorre una attenta valutazione etica”. Per mons. Russo “il rischio è sempre più quello di farsi prendere la mano dalla ricerca e dalla trasformazione dell’essere umano in corrispondenza a un modello idealizzato di perfezione che mette in evidenza una non accettazione della propria condizione”. “Ci troviamo su una linea di confine molto fragile – conclude – tra ciò che è possibile fare e ciò che è bene fare. Non tutto ciò che è possibile è lecito o è un bene”.