
Sul tema degli abusi, è tempo di “rompere la cultura del silenzio e della segretezza”. Ne è convinta suor Veronica Adeshola Openibo, superiora generale della Società del Santo Bambino Gesù e già membro del Comitato direttivo dell’Unione internazionale delle superiore generali, che ha preso parte alla tavola rotonda dedicata all’ascolto del grido delle vittime di abuso sessuale, all’abuso di potere e di coscienza che ha caratterizzato la mattina della seconda giornata dell’Assemblea dell’Unione dei superiori generali in corso ad Ariccia. “Siamo tutti colpevoli”, ha scandito la religiosa che a febbraio ha partecipato al Summit sulla pedofilia convocato da Papa Francesco in Vaticano. “Dobbiamo stare all’erta, tenere gli occhi e il cuore aperti per il dialogo, quando vediamo qualcosa, dobbiamo dire e fare qualcosa”, ha aggiunto suor Openibo, per la quale è necessario “mettere in moto una catena di segnalazioni”, rispettando “l’autorità civile anche in questo caso”. “Cerchiamo di riconoscere la nostra vulnerabilità, di essere proattivi e non reattivi nel combattere le sfide che affliggono il mondo dei giovani e dei vulnerabili, e di continuare a guardare senza paura alle questioni di abuso nella Chiesa e nella società”, è stato l’invito della religiosa che si è detta convinta del fatto che la Chiesa debba “fare tutto il possibile per proteggere i suoi membri giovani e vulnerabili”. Con “un’attenzione non sulla paura o sulla disgrazia, ma piuttosto sulla missione di servire con integrità e giustizia”.