Fine vita

Vincent Lambert: don Colombo (Univ. Cattolica), “accanimento tanatologico e ostinazione eutanasica indegna della buona medicina”

“Accogliamo con plauso la saggia decisione” della Corte d’appello di Parigi in merito al caso di Vincent Lambert. Lo scrive in una nota don Roberto Colombo, della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
Roma e membro della Pontificia Accademia per la vita e consultore del Dicastero per i Laici, la famiglia e la vita. “Vincent Lambert è vivo, come uno di noi. E’ uno di noi. Non è ventilato meccanicamente ed il suo cuore batte spontaneamente. Non è un paziente nella fase terminale della sua malattia, ma è stabilizzato. Non è in fin di vita – prosegue don Colombo – e neppure in pre-agonia. Ha bisogno solo di cure fisiologiche essenziali, quelle che si praticano ad ogni paziente in ospedale o domiciliarizzato. Non necessita di terapie mediche o chirurgiche, perché la patologia di cui soffre non ne beneficerebbe. Deve essere trasferito in un centro clinico specializzato, dove possa recuperare quel minimo di abilità psicofisiche che la sua grave disabilità gli consente”. Per don Colombo, “il tentativo che è stato posto in essere presso il Chu di Reims – il quarto dall’aprile del 2013 – di privarlo di idratazione e nutrizione si configura come un un inaccettabile e disumano atto di eutanasia, perché volto alla soppressione intenzionale e diretta della vita di un paziente”. Per don Colombo, ci troviamo di fronte a “un accanimento tanatologico, ad una ostinazione eutanasica indegna della buona medicina e di una società civile fondata sul diritto e sulla uguaglianza di tutti i cittadini, anche se disabili gravi”.