“Alcuni Stati nazionali attuano le loro relazioni in uno spirito più di contrapposizione che di cooperazione”. A lanciare il grido d’allarme è il Papa, durante l’udienza concessa oggi ai partecipanti all’Assemblea plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, in corso fino a domani presso la Casina Pio IV in Vaticano, sul tema: ”Nation, State, Nation-State”. “Le frontiere degli Stati non sempre coincidono con demarcazioni di popolazioni omogenee e che molte tensioni provengono da un’eccessiva rivendicazione di sovranità da parte degli Stati, spesso proprio in ambiti dove essi non sono più in grado di agire efficacemente per tutelare il bene comune”, l’analisi di Francesco, che ha citato la Laudato sì e il discorso ai Membri del Corpo Diplomatico di quest’anno, in cui ha attirato l’attenzione “sulle sfide a carattere mondiale che l’umanità deve affrontare, come lo sviluppo integrale, la pace, la cura della casa comune, il cambiamento climatico, la povertà, le guerre, le migrazioni, la tratta di persone, il traffico di organi, la tutela del bene comune, le nuove forme di schiavitù”. Poi la citazione della “bella nozione” di “popolo” che troviamo in San Tommaso: “Come la Senna non è un fiume determinato per l’acqua che fluisce, ma per un’origine e un alveo precisi, per cui lo si considera sempre lo stesso fiume, sebbene l’acqua che scorre sia diversa, così un popolo è lo stesso non per l’identità di un’anima o degli uomini, ma per l’identità del territorio, o ancora di più, delle leggi e del modo di vivere, come dice Aristotele nel terzo libro della Politica”.