Protettrice

Ordinariato militare: Roma, le infermiere volontarie in festa per Santa Caterina

Come da tradizione, il 29 aprile scorso si è celebrata la festa di santa Caterina da Siena, protettrice del Corpo delle infermiere volontarie Cri. Per l’occasione, a Roma, presso la sede dell’Ordinariato militare in Italia (Omi), l’arcivescovo castrense, mons. Santo Marcianò, ha celebrato una messa cui hanno partecipato numerose crocerossine, accompagnate dall’Ispettrice nazionale Emilia Bruna Scarcella. Erano presenti le più alte autorità civili e militari. Lo rende noto oggi l’ufficio comunicazioni sociali dell’Omi. “Viviamo in un tempo in cui la persona perde sempre di più il senso del proprio essere, un tempo difficile dal punto di vista culturale, antropologico e umano” ha detto mons. Marcianò che ha richiamato le parole delle preghiere di santa Caterina. “‘Che io conosca me in Te, Signore. E che conosca Te in me’, questa è la cifra dell’umanesimo da riscoprire, da ri-valutare. Questa è la cifra della dignità dell’uomo. Assistere gli ammalati, i poveri, i più vulnerabili delle comunità è quello che le Crocerossine hanno raccolto dalla vita di santa Caterina: un esempio fatto proprio dalle Sorelle per dare solidarietà, garantire aiuto, portare pace”. “Iconografia di sapienza, purezza, coraggio e dedizione, santa Caterina – si legge nel comunicato stampa dell’Omi – fu infermiera volontaria tra i deboli, i poveri e gli ammalati ed interpretò la carità cristiana in modo fattivo e concreto. Il motto ‘Ama, Conforta, Lavora, Salva’ e Caterina uniscono le storie di grandi donne, volontarie coraggiose, impegnate per l’umanità sofferente, interpretando con orgoglio lo spirito della Santa commemorata. Al termine della cerimonia mons. Marcianò ha impartito una benedizione speciale all’Ispettrice nazionale, “perché possa essere faro, luce che indica il cammino e permetta alle Sorelle di percorrere la via dell’amore. Che le infermiere volontarie possano essere per tutti coloro che offrono la vita agli altri un sostegno significativo, non una presenza operativa, qualcosa di più. E chi vi incontra possa andare oltre quello che fate per toccare e sperimentare quello che siete”.