Articolo
All’Italia servono “riforme strutturali che, senza ulteriori deficit, riqualifichino la spesa pubblica, contengano l’espansione del debito e favoriscano la crescita e l’equità”. Solo così il nostro Paese “potrà credibilmente ed efficacemente contribuire al necessario miglioramento delle istituzioni e delle regole europee”. Ne è convinto p. Guido Ruta, dottore di ricerca in Economia presso la New York University, che in un articolo pubblicato sul numero di maggio de “La Civiltà Cattolica”, parla di “sfida economica e culturale complessa, ma anche possibile”. “La speranza – sottolinea – è che le diverse componenti della società civile italiana si impegnino ad assumerla e intorno ad essa trovino coesione e nuova vitalità”. Del resto, ricorda p. Ruta, “nel 2018 il debito pubblico italiano ha raggiunto il massimo di sempre: il 132,2% del Prodotto interno lordo”. Si tratta forse, rileva, “del problema principale dell’Italia, un ostacolo alla crescita e un peso che grava soprattutto sulle fasce più deboli e sulle generazioni future; e l’attuale ulteriore rallentamento dell’economia italiana rende la situazione ancora più allarmante”. “Il problema del debito pubblico continua ad autoalimentarsi, perché i tassi di interesse sono maggiori dei tassi di crescita e i surplus primari non sono sufficientemente consistenti”, spiega il gesuita per il quale “per invertire l’insostenibile traiettoria di espansione del debito l’Italia dovrebbe aumentare strutturalmente la crescita e i surplus primari”. Questo, a sua volta, conclude, “avrebbe l’effetto di ridurre il premio al rischio e quindi i tassi di interesse sul debito”.