Intervista

75° Csi: Bosio (presidente), “ha segnato la storia d’Italia”. “Attenzione per disagio sociale, disabilità, immigrazione, carcere”

Il Csi (Centro sportivo italiano) compie 75 anni tra fedeltà alle radici e sguardo al futuro. Immutata la sua mission: promuovere uno sport a forte impronta educativa, con particolare attenzione ai giovani e ai più vulnerabili. Ineludibile l’alleanza con la Chiesa, spiega in un’intervista al Sir il presidente nazionale Vittorio Bosio che l’11 maggio guiderà l’associazione dal Papa. Oltre un milione e duecentomila tesserati, di cui 542.222 giovani sotto i 20 anni e 5.836 atleti con disabilità; 12.579 società sportive affiliate; 122 discipline sportive praticate; oltre 132mila tra allenatori, animatori, arbitri, giudici e dirigenti; 19 sedi regionali e 139 sedi territoriali: questi i numeri del Csi fondato da Luigi Gedda per volere di Papa Pio XII il 5 gennaio 1944. “Il Csi ha segnato la storia dell’Italia”, dice il suo presidente ribadendo la fedeltà al passato ma con lo sguardo al futuro: “Nostro obiettivo è sempre lo stesso: fare attività sportiva per la crescita dei ragazzi mettendo al centro non il campione ma la persona”. “Continueremo a promuovere lo sport per tutti, con particolare attenzione alle situazioni ‘difficili’: disagio sociale, disabilità, immigrazione, carceri. La settimana scorsa – racconta – sono stato in Campania dove, tramite una convenzione con il ministero di Grazia e giustizia, è stato avviato un progetto in tutte le carceri minorili regionali affinché i ragazzi, finito di scontare la pena, possano essere accolti nelle società sportive. Con i ragazzi disabili, siamo stati dei ‘precursori’ in un’epoca in cui si ritenevano non idonei all’attività sportiva. Abbiamo sempre sostenuto il valore dello sport “unificato” in squadre di disabili e normodotati”.