Conflitto

Repubblica Centrafricana: Pounekrozou (Le Reseau), “religioni unite per la pace”

Se non strumentalizzate a fini politici, le religioni possono contribuire in modo decisivo alla pace: lo sottolinea Herman Pounekrozou, attivista dell’associazione Le Reseau, in un’intervista con l’agenzia “Dire” dedicata al suo Paese di origine, la Repubblica Centrafricana.
Secondo Pounekrozou, “la causa principale della crisi non sono state le religioni, come pure è stato raccontato, quanto piuttosto le lotte per il potere”.
L’attivista cita le iniziative in favore della pace e del dialogo sviluppate sia dal cardinale Dieudonne Nzapalainga, l’arcivescovo di Bangui, che dall’imam Layama Kobine, presidente della Comunità musulmana centrafricana. Secondo Pounekrozou, “su base religiosa non possiamo arrivare a dividerci ma solo a unirci e a cercare vie che portano alla riconciliazione, al vivere insieme”.
La Repubblica Centrafricana è stata segnata da un conflitto civile che dal 2012 ha provocato migliaia di morti e costretto oltre un milione di persone a lasciare le proprie case. A contrapporsi sono state in particolare la Seleka, un’alleanza nata nelle regioni del nord-est a maggioranza musulmana, e gli Anti-balaka, una milizia radicata nel sud etichettata spesso come cristiana.
A riconoscere il ruolo delle religioni per la riconciliazione è stato anche il capo della missione di peacekeeping dell’Onu nella Repubblica Centrafricana, Mankeur Ndiaye, che questa settimana ha incontrato il cardinale Nzapalainga, l’imam Kobine, il nunzio apostolico Santiago de Wit Guzman e il pastore Nicholas Nguerekoyame, presidente dell’Alleanza evangelica.
Con Le Reseau, un’associazione che promuove campagne di sensibilizzazione e solidarietà, Pounekrozou sta partecipando al festival Mondoreligioni all’Istituto San Gallicano. (www.dire.it)