Epistolario

Alcide De Gasperi: don Maffeis (Cei), “peggior tradimento dei padri della Repubblica sarebbe ritornare a lotta tra nazioni su pelle dei giovani”

“Ci possiamo chiedere da dove venissero la sua serenità d’animo, la sua sicurezza interiore e la sua condotta esemplare, nella vita privata come in quella pubblica. La risposta è nell’inchiostro stesso di queste lettere, nella fede cristiana genuina e coerente, priva di retorica, profonda e mai ostentata. La risposta è nell’affetto della famiglia, nell’amore alla Chiesa e, in definitiva, in una grande intuizione ideale”. Così don Ivan Maffeis, sottosegretario della Cei e direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, nel suo intervento presso l’Archivio storico della Presidenza della Repubblica in occasione della presentazione dell’Epistolario di Alcide De Gasperi. “Opera in un contesto geopolitico difficilissimo, ma più degli eserciti e dei dittatori teme l’incontro dell’ingiustizia con la povertà. Mostra di aver bene in mente le radici conflittuali della politica moderna – prosegue don Maffeis – e sa che l’unico modo per evitare la violenza è quello di prendere sul serio i valori positivi delle rivoluzioni per svuotarle del loro veleno. Avverte l’operare insieme, nel quadro di uno Stato di diritto e con istituzioni forti, come l’unico modo perché la comunità possa trasformarsi in società civile”. Di De Gasperi si ricordano anche la pazienza e la costanza: “Egli sa che deve provarci sempre, come sa che non tutto è nelle sue mani. Si affida all’intelligenza degli interlocutori. Scommette sugli avversari politici e cerca di anticiparne le mosse. Li osserva, li studia, li stupisce”. Per don Maffeis, “il peggior tradimento di De Gasperi e dei padri della Repubblica sarebbe di ritornare ai suoi tempi, alla lotta tra le nazioni sulla pelle dei giovani, così da rendere inutile un secolo di passioni per la pace e l’uguaglianza. Il rischio c’è, ma dal proprio tempo non si può uscire che in avanti”.