Politica

Brexit: Camera dei Comuni vota legge contro il “no deal”. Oggi nuovo incontro May-Corbyn. I titoli dei giornali inglesi

(Londra) Un nuovo appuntamento tra il leader dell’opposizione laburista Jeremy Corbyn e la premier Theresa May mentre l’ipotesi di un secondo referendum diventa più probabile. È il quotidiano “Guardian”, di area progressista, ad annunciare, con il titolo “Corbyn e May si mettono d’accordo su ulteriori incontri dopo un primo giorno costruttivo”, le novità più importanti sul fronte del Brexit. Le trattative tra i due leader continueranno oggi mentre una parte dei laburisti insiste perché Corbyn metta come condizione di un patto con May il ritorno alle urne. La Bbc segnala che il ministro ombra degli esteri Emily Thornberry ha scritto ai colleghi di partito ricordando loro che il Labour si è impegnato per un secondo referendum. “Today”, il seguitissimo programma del mattino del canale 4 di Bbc radio, conferma che l’ipotesi secondo referendum trova sostenitori anche dentro il governo citando il Cancelliere dello Scacchiere, il ministro delle finanze e del tesoro Philip Hammond. I titoli di prima pagina raccontano le divisioni provocate da questo nuovo dialogo tra Theresa May e Jeremy Corbyn. Il vendutissimo “Daily Telegraph” dedica l’intera prima pagina al leader dell’opposizione scrivendo “Guerra civile tra i Tory. Corbyn alla guida”.
L’altra novità di oggi è raccontata dal sito della Bbc, con il titolo “I parlamentari sostengono con un voto la legislazione per il ritardo”. Durante la notte Westminster ha infatti approvato la legislazione che obbliga la premier Theresa May a chiedere un’estensione del Brexit oltre il 12 aprile. L’emittente britannica spiega che, con 313 voti contro 312, i deputati hanno voluto evitare il “no deal”, l’uscita senza accordo dalla Ue, dando al parlamento il potere di decidere quanto lungo sarà il ritardo del recesso del Regno Unito dalla Ue. Oggi il testo verrà approvato dalla Camera dei Lord. I Comuni si erano già pronunciati qualche settimana fa contro il “no deal”, ma questa volta non è più soltanto un parere ma una legge che lega le mani della premier.