Festival delle religioni: Givone (filosofo), “anche chi si definisce ateo ha un senso religioso”

La vita quotidiana è fatta dal tempo, che rappresenta però tante cose. C’è quello della natura, che è sempre uguale a se stesso. Quello della storia, che lascia alle spalle un passato non c’è più, e si proietta verso un futuro che non c’è ancora. E il tempo dell’anima, in cui la nostra vita si apre come se fiorisse, ed ha in sé uno spazio che è quello della preghiera, dell’illuminazione, come lo chiamano i mistici. Ecco questo tempo dell’anima è quello di Dio, di cui abbiamo bisogno per non perdere qualcosa di prezioso. Ad affermarlo il filosofo Sergio Givone, intervenendo all’incontro “Kronos e Kairos”, uno degli appuntamenti del Festival delle Religioni in corso all’Abbazia di San Miniato al Monte, a Firenze. Quattro giorni di dibattito sul ruolo della religione nella vita sociale, culturale, politica ed economica, del nostro tempo. Il filosofo ha inoltre parlato, a margine della sua riflessione, della sensibilità religiosa che anche coloro che sono atei, possiedono: “Io non posso definirmi ateo se non mi oppongo a un Dio in cui non credo. Ma nel momento stesso in cui lo contesto, mi trovo ad evocarlo, cessando così la mia professione di ateismoIn conclusione, Givone ha fatto notare che “anche nella ricerca della verità e della giustizia, vi è sempre qualcosa di religioso che prescinde da qualsiasi confessione. La religione è infatti ciò che ci indica una via verso quello che il nichilismo dichiara perduto ed impossibile per l’uomo”.

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