Omelia

Pasqua: mons. Nosiglia (Torino), “far parte della schiera dei risorti che fanno fermentare la pasta della società”

“Cristo è veramente risorto e su di lui possiamo appoggiarci per risultare vittoriosi anche della morte e di tutte le morti che ogni giorno sperimentiamo in noi stessi e nel mondo”. Lo ha detto l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, nell’omelia della messa della domenica di Pasqua in cattedrale, riferendosi a una “certezza di fede” che “sembra smentita dalla realtà che ci invade con la sua terribile concretezza”. “Il male sembra prevalere sul bene, la morte di tanti innocenti sulla vita, la guerra sulla pace, l’egoismo e l’odio sul perdono”, ha aggiunto il presule. Dall’arcivescovo l’incoraggiamento ai cristiani a essere “lievito nuovo nella sua famiglia, nel suo ambiente di lavoro, nella società, farà sì che tutta si rinnovi”, perché “se invece è lievito vecchio, carico di malizia e di perversità, tutto resta come prima e anzi il male si estende nel mondo”. Stigmatizzando “l’indifferenza verso il prossimo, la paura del diverso da noi, i pregiudizi verso chi consideriamo straniero”, mons. Nosiglia ha ribadito che “suscitano un clima culturale e sociale di sospetto, di rabbia, di aggressività e di rifiuto del più debole e indifeso”. Ma ha ricordato anche l’impegno di “innumerevoli persone che, nel silenzio, costruiscono il bene”. “Il nostro impegno è di far parte di questa schiera di risorti che, come lievito nuovo, fanno fermentare tutta la pasta della società”. Quindi l’invito “nelle nostre famiglie” a “rinnovare l’amore e la pace” e “nell’ambiente di lavoro” a “ricostruire rapporti di solidarietà e di giustizia gli uni verso gli altri”.