Omelia

Pasqua: mons. Caiazzo (Matera), “liberazione dalla cultura dell’usa e getta”

“La vita che esplode anche là dove noi uomini siamo capaci di procurare morte attraverso rifiuti di ogni genere: la vita che esce dal ventre della terra è più forte della morte che spesso si semina”. Lo ha detto l’arcivescovo di Matera-Irsina, mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, nell’omelia della messa che ha celebrato nella domenica di Pasqua. Ricordando che “la Pasqua è passaggio da una forma di vita a un’altra”, il presule ha ribadito che “è un salto che ci proietta verso una vita più bella”. Così sono due i simboli richiamati: “Celebrare la Pasqua vuol dire ‘passare l’acqua’, mangiare il ‘Pannarèdd’ (dolce tipico, ndr) con l’uovo della Risurrezione sentire dentro la forza della vita che ci mette in movimento – ha aggiunto il presule –, facendoci entrare in tutti i luoghi dove l’umanità viene mortificata, ma anche dove la stessa umanità viene promossa e fatta crescere dalla tempistica dell’amore che non ha frontiere”. L’arcivescovo ha poi sottolineato che “l’amore non può essere sepolto e non può rimanere nella tomba”. “La forza e la potenza dell’amore sbriciolano le resistenze tombali di quanti vorrebbero soffocare la vita, di coloro che si sentono padroni della vita degli altri sfruttando le loro debolezze, di quanti seminano paura e terrore attraverso ricatti violenti”. E, ancora, la consapevolezza che “non è possibile chiudere o soffocare l’amore”. “Gesù è morto e risuscitato per liberare l’amore dal servilismo, dall’uso e getta di una cultura che tenta di limitarlo al semplice godimento”.