“Occorre mobilitare, in forme di buona sinergia, la dimensione religiosa, culturale, sociale e politica nel senso più nobile del termine, sapendo che solo insieme, nessuno escluso, si può vincere la sfida che il terremoto ci ha lanciato”. Ne è convinto il card. Giuseppe Petrocchi, arcivescovo dell’Aquila che in un messaggio – appena ricevuto dal Sir – in occasione del decimo anniversario del sisma invita “la Chiesa, le Istituzioni pubbliche, la scuola e l’Università, gli organismi che hanno fini educativi ed assistenziali, il mondo della sanità e dei media” a trovare “forme di raccordo e di intesa, che consentano di scambiare idee e strategie capaci di favorire dinamiche sananti e processi migliorativi per la vita delle persone e della popolazione”. Si tratta, spiega, “di un’opera da mettere in cantiere, nel segno della coesione: lo dobbiamo non solo ai nostri compagni di viaggio, specie i giovani e i ragazzi, ma anche alle generazioni che verranno”.
Secondo il card. Petrocchi, “la sciagura del sisma, che ha lacerato con ferocia il nostro territorio, non va solo sofferta, vinta e capovolta nel suo contrario, ma va pure pensata e trasformata in una preziosa lezione di vita e di progresso scientifico/tecnologico, per noi e per gli altri”. L’Aquila, sottolinea, “deve superare la insidiosa sindrome del cratere” e “offrirsi come luogo di incontro a livello nazionale e internazionale, come Città-laboratorio e come sede di studi che si specializzano sul tema della emergenza, del soccorso e della ricostruzione”.
“II terremoto ha portato non solo distruzioni, ma anche nuove opportunità” a livello sociale, economico e produttivo, aggiunge l’arcivescovo auspicando che “queste previsioni e linee di tendenza non vengano frenate e ridimensionate, o peggio ancora, bocciate, dalla realtà”.