Pasqua: mons. Ghizzoni (Ravenna), “i valori umani e spirituali che hanno fecondata l’Europa sono ancora vivi”

“Anche quest’Europa post-moderna che sembra ‘lastricare le sue vie appoggiando i mattoni sul nulla’, dice un filosofo, ha in realtà un’inquietudine come quella di chi si avventura nel deserto lasciando le piste conosciute fin dall’antichità per trovare vie brevi e più facili”. È un’osservazione contenuta nel messaggio di auguri pasquali alla città di mons. Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo di Ravenna-Cervia, a partire dal dolore per il rogo di Notre-Dame che ha accomunato gli abitanti dell’Europa. “I valori che l’hanno condotta a sopravvivere alle continue invasioni di nuovi popoli per molti secoli e a integrare e trasformare le culture diverse, arricchendole e arricchendosi, sono ancora vivi – afferma -. Sono troppo corrispondenti al terreno che abbiamo tutti in comune per la nostra umanità, per non fiorire. Sono risposte grandi ai desideri alti dello spirito umano, già iscritti nella sua interiorità, come il Dna nelle sue cellule, fin dal risveglio della sua coscienza”. Secondo il presule, “per noi cristiani europei (cattolici, protestanti, ortodossi, evangelici, carismatici), che oggi non siamo più maggioranza, ci può essere la tentazione di ritenere che altri valori e stili di vita sostituiranno i nostri (chi vede crescere l’islam, chi teme il pragmatismo cinese, chi l’intolleranza laicista…). Io credo che la storia ci dimostri che proprio l’Europa, per la sua capacità di generare e rigenerarsi grazie ai valori umani e spirituali che l’hanno fecondata e resa capace di trasmetterli ad altri popoli, sia la dimostrazione che essi non scompariranno. Anche se i testi ufficiali li escludono, per la scarsa sapienza di qualche responsabile”.
La Pasqua, evidenzia l’arcivescovo, “ci dà il messaggio che la morte non trionfa mai per sempre”. L’uomo “può anche peccare, ma c’è una misericordia che lo può far risorgere dalle sue tenebre. Se questa speranza è vera, e noi ci crediamo, si può fare della vita non un tesoro geloso da custodire dentro i muri della propria casa o della propria nazione, ma si può investirla, mettendosi a disposizione degli altri, per fare della società una fraternità, un luogo di crescita nella giustizia e nella pace, una comunità dove il più piccolo è sostenuto dal più forte. Si può anche rischiare di morire per dare una vita migliore agli altri, perché dopo la risurrezione ci sarà nuova vita, piena di gioia, di amore di pace”. “L’anima di noi credenti – aggiunge -, ma anche degli altri nostri concittadini europei in fondo sa che questo è vero. Da qui dipende la cultura e la civiltà di cui siamo eredi, che ci porta a stimare la dignità di ogni persona e a far crescere la nostra amicizia tra noi e con gli altri popoli”.

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