
“Un momento intenso della nostra fede, che indica il modo in cui Dio ha manifestato il suo amore”: così, ieri, mons. Michele Seccia, arcivescovo di Lecce, ha definito la Messa in coena Domini celebrata nella casa circondariale Borgo San Nicola di Lecce. Il presule ha lavato i piedi a dodici detenuti scelti dalla direzione tra quelli della “reclusione”, i cosiddetti “definitivi”, ovvero quelli con giudizio finale della Cassazione e che devono scontare la pena per reati di varia gravità.
“Il gesto del lavaggio dei piedi – ha detto mons. Seccia – è un gesto d’amore, di rinascita, il segno che Gesù ci perdona in anticipo. Non una ‘scenografia’, ma un segno di misericordia, rivolto anche a Giuda, che era pronto a tradire, un momento forte con cui Gesù ha voluto farsi vicino agli uomini”. Da qui il valore penitenziale della lavanda dei piedi: “Impariamo ad amarci, ma anche a lavarci i piedi l’un l’altro, disposti a perdonare, a prostraci, in una logica di servizio. Questo è il senso dell’atto e del sacrificio di Gesù”.
Hanno assistito alla celebrazione, alcuni coinvolti nelle letture di rito, i detenuti del “Blocco R 1”, di varia età, anche molto giovani, detenuti di fede cattolica che hanno scelto di essere presenti al culto. Nell’augurare la buona Pasqua mons. Seccia ne ha ricordato “il valore di rinascita e di salvezza per tutti gli esseri umani. Pasqua è guardare la vita con occhi nuovi, con i piedi puliti, cioè sciolti per andare verso la direzione che Gesù ci ha insegnato”.