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Minori di origine immigrata: Ongini (Miur), “è tempo dei nativi interculturali”

“Gli studenti di seconda generazione sono importantissimi per aiutare i nuovi studenti di origine immigrata, che arrivano in Italia senza conoscere la lingua”. È la sollecitazione, venuta stamattina a Roma, da Vinicio Ongini del Dipartimento Sistema educativo di istruzione e formazione del Miur, durante la presentazione del documento dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza “L’inclusione e la partecipazione delle nuove generazioni di origine immigrata”. Ongini cita l’esempio del progetto “Tom Tom” di una scuola di Vicenza in cui hanno un ruolo da protagonisti gli studenti come tutor dei nuovi arrivati e lancia l’idea di definire “nativi interculturali per i figli dell’immigrazione, nati a cavallo di più culture, equilibristi naturali e bussole per tutti noi”. Ongini ha anche ricordato due iniziative con i due gruppi linguistici più presenti in Italia: “Grazie a un accordo con la Romania nelle nostre scuole ci sono 55 insegnanti di lingua rumena, pagati dalla stessa Romania; un insegnamento condiviso con la scuola italiana grazie a un accordo. Il secondo gruppo più presente in Italia è quello di lingua araba, provenienti da più Paesi in questo caso manca un accordo tra ministeri e governi, ma al Salone del libro di Torino presenteremo una nuova iniziativa, che prevede la presenza in 11 scuole italiane di 11 biblioteche in lingua araba, 100 libri in arabo e 5 libri bilingue”.
Alla tavola rotonda sono intervenute anche Enza Maria Leone del ministero dell’Interno, che ricorda le opportunità offerte, nella logica dell’integrazione, dai Consigli territoriali e dai Fondi comunitari Fami (Fondo asilo migrazioni e integrazione), Camilla Orlandi, responsabile del Dipartimento integrazione, accoglienza, gestione immigrazione dell’Anci, che sottolinea “la difficoltà dei servizi sociali a operare in un tessuto lacerato e dove si fa un po’ fatica a riconoscere i diritti degli stranieri”, e Annunziata Bartolomei, vice presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli assistenti sociali, che invita a offrire “risposte personalizzate” e pensare “una formazione con profili professionali aperti ai cambiamenti”. “Ci deve essere il diritto – il suo appello – a non dover scegliere tra due culture”.