Conflitto

Libia: Neri (Terre des hommes), “700 migranti ammassati in un capannone, 150 bambini a rischio. Aprire corridoi umanitari”

Ammassati in un capannone, con le scorte di cibo esaurite da una settimana, rischiano di morire perché esposti ai combattimenti. Non c’è nemmeno lo spazio per camminare, sono tutti seduti uno accanto all’altro. Sono 700 donne, uomini e bambini, tra cui 150 da 0 a 7 anni. Sono intrappolati vicino alla zona del vecchio aeroporto, dove infuriano gli scontri. Un aereo delle truppe di Haftar è stato abbattuto proprio lì vicino. E’ il centro governativo di Qasr Bin Ghasheer, uno dei tanti dove vengono detenuti i migranti trovati sul territorio in condizione irregolare o rispediti in Libia dopo essere stati intercettati dalla guardia costiera libica. “E’ la situazione più critica: prima le persone erano distribuite in tre edifici ora a causa degli scontri sono stati spostati tutti in un capannone. C’è promiscuità, condizioni igieniche scarse, non ricevono cibo da una settimana e rischiano la vita”: a parlare in una intervista al Sir è Bruno Neri, responsabile dei progetti di Terre des hommes in Libia. “Bisogna chiudere il centro di Qasr Bin Ghasheer e trasferire le persone in una zona più sicura,  sperando si possa aprire un corridoio umanitario, almeno per gli eritrei e i somali”, sottolinea. L’organizzazione a tutela dei bambini opera dallo scorso anno in due centri di detenzione libici (Qasr Bin Ghasheer, Tajoura), dove sono complessivamente 1.300 persone, e nel campo per sfollati libici di Alfallah. In quest’ultimo vivono in condizioni precarie circa 1.300 civili che avevano perso la casa durante gli scontri dello scorso settembre e altri se ne stanno aggiungendo in questi giorni. Nei due centri per migranti e nel campo di Alfallah Terre des hommes fornisce soprattutto supporto psico-sociale con medici e psicologi. A causa dei nuovi combattimenti ha avviato anche la distribuzione di cibo, farmaci e beni essenziali per l’emergenza . “Nel campo di Qasr Bin Ghasheer i bambini sono tantissimi – racconta -. Cerchiamo di organizzare per loro attività ricreative e distribuiamo latte, non hanno grossi problemi di malnutrizione. Gli adulti soffrono di più. Di norma ricevono due pasti al giorno, riso, pasta o lenticchie ma in questo periodo le scorte sono finite. Distribuiamo aiuti d’emergenza comprando al mercato locale. Sono centinaia di persone con pochissimi bagni in comune, possiamo immaginare le condizioni igieniche”.  Terre des hommes sta già prendendo contatti con Mediterranean hope, il programma rifugiati e migranti della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, per provare ad organizzare dei corridoi umanitari.