Oggi in ambito sanitario assistiamo ad “un meccanismo strisciante di sottrazione dei diritti, di depotenziamento del sistema per far credere ai cittadini che il Ssn non sia più sostenibile”. Gavino Maciocco (Università di Firenze), conclude così il suo lungo e articolato intervento al seminario odierno sulla salute sostenibile, promosso a Roma dalla Caritas diocesana. Parlando dell’evoluzione dei sistemi sanitari e del servizio sanitario italiano, Maciocco traccia una panoramica dal 1948 ai giorni nostri. Nel 1948 la Costituzione italiana definisce la salute un diritto fondamentale dell’individuo; nel 1978 la salute viene dichiarata un diritto per tutti con la conferenza internazionale promossa dall’Oms ad Alma-Ata (Kazakistan) da cui esce una dichiarazione riassumibile in “health for all by year 2000”. Ma il 1978 costituisce anche uno spartiacque; l’assistenza sanitaria diventa “merce” regolabile dal mercato. Nel 1987 le indicazioni della Banca mondiale sul finanziamento dei servizi sanitari introducono restrizioni e suggeriscono forme di privatizzazioni e assicurazioni, e decentralizzazione degli stessi servizi.
Le riforme globali tra gli anni ’80-’90 tendono a far passare l’idea che la sanità debba essere governata dal mercato e costituire una buona fonte di profitto. La globalizzazione dell’economia e della finanza aumenta ulteriormente il potere degli affari attaccando il Welfare state. Nel 2008, prosegue il relatore, l’Oms presenta il Report sulla salute mondiale: “Cure primarie. Ora più che mai” e rileva che gli obiettivi di Alma-Ata non si sono realizzati. Il Report 2010 si intitola invece “Come finanziare i sistemi sanitari. Verso la copertura universale”. Nel 2012 l’Assemblea generale Onu rileva che 150 milioni di persone “affrontano spese sanitarie catastrofiche” e riconosce l’importanza della “copertura sanitaria universale” che diventa il terzo dei 17 Sustainable development goals. Si passa dal concetto di “salute per tutti” a quello di “copertura sanitaria universale”, ossia alla “proposta di una soluzione assicurativa lasciando agli Stati grande libertà di scelta”.
Con la crisi del 2008 e la conseguente caduta del Pil scatta “l’assalto all’universalismo”. In Italia “l’acutizzazione della crisi nel 2011 pone la sanità nel mirino: il cambiamento di paradigma sta avvenendo in forma implicito attraverso il meccanismo del sottofinanziamento del sistema” con la progressiva decrescita della spesa sanitaria. La spesa sanitaria totale in Italia incide per l’8,9% del Pil mentre “il 9% della popolazione negli ultimi mesi ha rinunciato alle cure per motivi economici, soprattutto al sud”. Per Maciocco si tratta di un “meccanismo strisciante di sottrazione dei diritti, depotenziamento del sistema per far credere ai cittadini che il Ssn non è più sostenibile”. In Toscana, conclude, “molte persone si sono spostate dall’ambito pubblico al privato”.