“Non si può fare a meno del Padre, di Dio. Non si può fare a meno della casa, la Chiesa. Non possiamo pensare di parlare a nome di Dio e gestire gli spazi della Chiesa solo perché preghiamo con le labbra ma non abbiamo la conversione dei cuori. La Chiesa non è nostra proprietà”. Lo ha detto l’arcivescovo di Matera-Irsina mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, nella meditazione della quarta domenica di Quaresima, riflettendo sulla parabola del “figliol prodigo”. “Ciò che siamo chiamati a desiderare, sia che siamo prodighi che ritornano o zelanti capricciosi, è di stare accanto al Padre per sentire il calore del suo amore, la gioia del perdono, il respiro del divino”, ha aggiunto il presule. Che ha affermato come “solo con questo anelito, decolliamo come su ali d’aquila verso spazi infiniti, oltre le cime più alte, navigando, senza paura, oceani in tempesta e planando tra astri pieni di luce che indicano l’unico sole che sorge: Gesù Cristo, colui che illumina ogni vita”. Nelle parole dell’arcivescovo la consapevolezza che “la misericordia di Dio Padre si coglie, ancor prima che nell’abbraccio, nella forza dirompente del correre incontro al giovane figlio che da lontano vede ritornare pieno di paura”. “Con la stessa forza e lo stesso amore di Padre rincorre il figlio più grande che vede allontanarsi, pieno di sdegno, per l’accoglienza festosa del fratello”.