Omicidio in riva al Po: Dovis (Caritas Torino), “le vittime di questa tragedia sono due, il ragazzo ucciso e l’assassino”

Due vittime e un interrogativo sul perché di un omicidio. È la sintesi del pensiero di Pierluigi Dovis, direttore della Caritas diocesana di Torino, di fronte alla confessione di Said Machaouat, un marocchino che ha detto di aver ucciso qualche giorno fa Stefano Leo, un ragazzo scelto casualmente fra tanti in riva al Po nel centro del capoluogo piemontese.
Dovis ha precisato di non conoscere i particolari della vicenda “né il ragazzo che ha confessato il tragico omicidio” ed ha aggiunto: “Non me la sento neppure di dire che a portarlo a questo gesto sia stata la povertà. Quanto accaduto a Torino, però, ci interroga sul modello di società che stiamo promuovendo e sulla capacità di noi tutti di includere e di stare più vicini alle persone in difficoltà”. Il responsabile della Caritas ha quindi detto: “La povertà da sola non basta per spingere una persona ad una tale follia, ma forse, se non fosse stato povero, avrebbe avuto altre possibilità per dirottare la sua infelicità e la sua rabbia contro il mondo. Sicuramente il ragazzo marocchino che ha ucciso Stefano era e si sentiva solo. Le vittime di questa tragedia sono due, chi non c’è più e chi è stato sopraffatto dal suo malessere che si è fatto assoluto”.
Dovis ha sottolineato che quanto accaduto “riguarda la solitudine che oggi, in una società che appare più sfilacciata, patiscono le persone con forti disagi interiori, che cadono nella disperazione perché incapaci di far fronte all’affastellamento di problemi e disgrazie personali”. Secondo Dovis, “bisogna lavorare sulle relazioni sociali, perché solo in una buona relazione umana possono palesarsi e quindi venir in qualche modo trattati il disagio estremo, le tensioni interiori irrisolte accumulate. Si deve lavorare per un società inclusiva, perché chi si trova in forte difficoltà e non vede nella società delle assunzioni di responsabilità, che potrebbero sollevarlo da quel malessere, o cede alla passività e alla depressione, o sfoga la sua rabbia in maniera inconsulta”.

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