Nicaragua: nonostante gli accordi tra Governo e opposizione, sabato una manifestazione è stata repressa con violenza. La condanna del card. Brenes

Non sono durati neppure ventiquattr’ore gli impegni presi dal Governo di Daniel Ortega di ripristinare le libertà democratiche di esprimere la propria opinione e di manifestare pacificamente. Sabato, il giorno successivo all’accordo in diciotto punti tra Governo e opposizione dell’Alleanza Civica, una manifestazione convocata dall’Unità nazionale biancoazzurra (Unab) è stata repressa violentemente dagli uomini del regime. Sette persone sono state fermate e i giornalisti che stavano seguendo l’evento sono stati privati dei loro attrezzi di lavoro, insultati e in qualche caso picchiati.
L’arcivescovo di Managua, il cardinale Leopoldo José Brenes, che è anche presidente della Conferenza episcopale nicaraguense, in una breve nota diffusa nella serata di sabato, “condanna i fatti violenti realizzati nel pomeriggio di sabato, nei quali sono stati arrestati vari cittadini. Chiediamo ai nostri fedeli e alle comunità parrocchiali di intensificare i momenti di preghiera chiedendo a Dio la pace in Nicaragua”.

Nella sua omelia domenicale il vescovo ausiliare di Managua, mons. Silvio José Báez, avvertendo che il Paese resta “al bordo di una sperale di violenza”, ha invitato i nicaraguensi a “non lasciarsi provocare e a non cadere nella tentazione di farsi giustizia con le proprie mani”. Il presule, in merito al dialogo in corso, ha detto: “Gli accordi sono sulla carta e non hanno vita, quello che dobbiamo fare è dare loro vita e applicare quanto è stato accordato”. E ha espresso l’esigenza di un accordo “autentico e onesto”.
Qualche ora prima il vescovo ausiliare aveva preso posizione sui fatti di sabato con un tweet scritto anche in italiano.

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