A tre mesi dall’inizio dell’anno, la Coldiretti lancia l’allarme siccità. Un record negativo, quello registrato nel nostro Paese: nei primi 90 giorni del 2019, infatti, i roghi hanno raggiunto quota 99 roghi, contro gli appena 6 dello stesso periodo del 2018. A favorire gli incendi sicuramente il clima secco su tutta la Penisola, con precipitazioni dimezzati nel nord e circa 15 miliardi di metri cubi in meno di acqua rispetto alla media stagionale nel trimestre invernale 2019. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Effis in relazione ai roghi che stanno devastando il Vercellese e la Valle Susa in Piemonte. “Fino a oggi sono andati a fuoco oltre 2.576 ettari da nord a sud della Penisola – precisa la Coldiretti in un comunicato – e per ricostituire i boschi ridotti in cenere ci vorranno almeno 15 anni con danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo. Nelle foreste bruciate saranno impedite anche tutte le attività umane tradizionali del bosco come la raccolta della legna, dei tartufi e dei piccoli frutti, ma anche quelle di natura hobbistica come i funghi che coinvolgono decine di migliaia di appassionati”. A risentire oggi delle conseguenze negative della siccità è soprattutto il nord-ovest, dove più evidente è stata anche l’anomalia termica stagionale con temperature superiori di 1,2 gradi la media. “In queste condizioni – afferma Coldiretti – il maltempo è atteso come manna sui boschi e sui campi coltivati dagli agricoltori ma per essere di sollievo la pioggia deve durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa, mentre i forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente provocano danni. Di fronte ai cambiamenti climatici è necessario passare dalla gestione dell’emergenza con enorme spreco di risorse, per abbracciare una nuova cultura delle prevenzione a livello nazionale”.