Solidarietà

Venezuela: i vescovi lanciano la campagna quaresimale “Compartir”, rivolta ad anziani e bambini e ai rischi emigrazione

Uno sforzo che in Quaresima coinvolgerà “qualsiasi diocesi, parrocchia, vicaria, cappella, per andare incontro a questi venezuelani che soffrono di fronte ai molti problemi che sta vivendo il Paese”. La Conferenza episcopale venezuelana (Cev), attraverso un comunicato del suo ufficio stampa, lancia la campagna quaresimale “Compartir 2019” (cioè “Condividere”), intitolata “Non lasciamo indietro nessuno!”. Obiettivo “l’assistenza ai molti bambini e anziani che sono rimasti senza protezione e assistenza a causa dell’ondata migratoria che ha interessato il nostro Paese”. Quattro le principali attività previste nell’ambito di un’iniziativa avviata nel 1981, ma destinata oggi ad avere una particolare attualità e urgenza: la solidarietà e l’attenzione verso gli anziani, debilitati dalla crisi economica, in particolare attraverso la promozione di mense e pasti condivisi (le cosiddette “ollas solidarias”) e attraverso un accompagnamento sociale e pastorale; il rafforzamento del “vincolo generazionale tra giovani e anziani”, promuovendo ambiti nei quali i giovani “possano assumere un ruolo per generare valore sociale e un sentimento di appartenenza al Paese e alla gente”; un’attività educativa “sui rischi dell’emigrazione”; mettere al centro bambini e anziani “in situazione di estrema vulnerabilità sociale”.
Nella nota si sottolinea che “l’emigrazione porta un danno a tutte le persone”, di tipo sociale, economico, medico e psicologico. Ma i più colpiti sono gli anziani, “sia che i loro figli o familiari giovani decidano di emigrare e loro rimangano soli e si sentano abbandonati, sia che essi stessi prendano la decisione di emigrare iniziando una nuova vita in un altro Paese”. Altra categoria particolarmente colpita è l’infanzia, sia quando è coinvolta in processi migratori che causano situazioni di sfruttamento e discriminazione, sia quando “resta indietro”, continuando a vivere in Venezuela, in una situazione economica e sociale sempre più precaria. La Cev sottolinea, tuttavia, che non la migrazione in sé a essere un fenomeno negativo, ma piuttosto “le cause dalle quali trae origine”.