
“Il ruolo della dimensione religiosa” per la realizzazione e la implementazione dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile prefissati dalle Nazioni Unite “è centrale per la innegabile dimensione religiosa della persona umana”. A farsi voce delle religioni che chiedono alla comunità internazionale un maggior protagonismo nella promozione della pace e di uno sviluppo umano sostenibile è stato questa mattina il cardinale segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, intervenendo alla conferenza internazionale “Religions and the Sustainable Development Goals (SDGs): Listening to the cry of the earth and the poor”, promossa in Vaticano, presso l’Aula nuova del Sinodo. Alla conferenza – organizzata dal Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale e dal Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso – stanno partecipando leader delle diverse tradizioni religiose (cristiani, ebrei, musulmani, buddisti, indù…), rappresentanti delle Nazioni Unite e membri di ong per una tre giorni di confronto sul “grido della terra e dei poveri” e sulle azioni concrete che le religioni possono promuovere. Quando nel settembre 2015 – ha ricordato il card. Parolin – più di 150 leader internazionali si sono incontrati alle Nazioni Unite ed hanno fissato un’Agenda al 2030 prefiggendosi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, “non hanno dato grande attenzione alle religioni” dando l’impressione di aver evitato “ogni considerazione del ruolo delle religioni per la loro implementazione e realizzazione”. Ma “questa è una importante svista da parte della comunità internazionale” che “può essere superata con un crescente riconoscimento, anche nel contesto delle Nazioni Unite, della parte che i leader religiosi e le religioni possono svolgere per la promozione della pace, per il dialogo e bene comune”. Il cardinale ha poi ricordato come in varie occasioni anche all’interno delle Nazioni Unite si è espressa grande preoccupazione per “la lenta implementazione” degli obiettivi, dovuta in parte da “una mancata volontà politica” e in parte dalla “scarsità di risorse umane e finanziarie” volte a questo scopo. E poi ha aggiunto: “Non dobbiamo perdere la speranza. Il cammino è lungo e arduo”. Si tratta di obiettivi “ambiziosi” e le religioni vogliono essere quella “scintilla” che aiuta ad andare avanti.