Riepilogo

Sir: principali notizie dall’Italia e dal mondo. Terra santa, ucciso 15enne. Siria, duemila in fuga da Baghuz e dall’Isis

Italia: Tav ferma, a rischio 800 milioni di fondi Ue. Avanti Reddito di cittadinanza e legittima difesa

Parte il Reddito di cittadinanza, passa la legge sulla (sempre) legittima difesa, resta al palo la Tav. Questi, in sintesi, i passaggi politici delle ultime ore. Nel primo giorno di funzionamento per il Reddito di cittadinanza sono state presentate oltre 44mila domande. In parlamento è invece passata la riforma che allarga le maglie della legittima difesa (con il non-voto di 25 deputati M5S e il sostegno del centrodestra). Sulla Tav ancora nulla di fatto dopo una riunione di 5 ore fra i vertici della maggioranza. Il Governo chiederà un confronto con la Francia sui criteri di finanziamento della Tav, secondo quanto emerso da fonti di maggioranza. Non sarebbe stata assunta nessuna decisione sui bandi: sarebbero ancora in corso valutazioni giuridiche. La Commissione europea intanto è pronta a inviare una nuova lettera all’Italia per ricordare che il no all’opera comporterebbe la violazione di due regolamenti Ue e la perdita di 800 milioni di finanziamenti comunitari. Il premier Giuseppe Conte, che aveva promesso una decisione entro venerdì 8 marzo, per ora non si esprime.

Terra santa: proteste violente nella striscia di Gaza. Ucciso un ragazzo palestinese di 15 anni

Un ragazzo palestinese di 15 anni è morto a causa di colpi di arma da fuoco israeliani sparati durante schermaglie notturne lungo la frontiera tra Gaza e Israele: lo rende noto il ministero della Salute palestinese. Saif Abu Zaied è stato ferito alla testa nella tarda serata di ieri ed è morto in ospedale. Le circostanze esatte dell’accaduto non sono chiare, ma l’incidente è avvenuto mentre dozzine di giovani erano impegnati nella “confusione notturna”, una forma violenta di protesta ingaggiata con bombe incendiarie e luci laser dirette contro le forze israeliane lungo la barriera di confine.

Siria: duemila persone in fuga da Baghuz, ultima città in mano all’Isis

Oltre duemila persone – fra cui molte donne e bambini – hanno abbandonato ieri Baghuz, l’ultima città della Siria ancora sotto il controllo del sedicente Stato islamico. Si vanno ad aggiungere alle altre 6.500 che avevano già lasciato la città, dopo l’inizio della battaglia per la riconquista, sabato scorso. Tra di loro, centinaia di miliziani dell’Isis, che si sono arresi e consegnati alle cosiddette Forze democratiche siriane, in condizioni di salute precarie. Martedì, invece, 400 combattenti dell’Isis erano stati arrestati, mentre tentavano di fuggire. I civili evacuati saranno trasferiti verso dei campi profughi nel nord-est del Paese, come quello di Al Hol.

Iraq: detenuti e torturati 29 minori. Secondo il sistema giudiziario erano militanti dell’Isis

Human rights watch denuncia violenze e forzature da parte del sistema giudiziario iracheno a danno di 29 bambini detenuti attualmente, o che lo sono stati, in carceri del Kurdistan iracheno. “Mi hanno coperto gli occhi e mi hanno ammanettato le mani e torturato usando tubi di plastica”, afferma una testimonianza di un ragazzo di 18 anni, raccolta da Human rights watch e rilanciata da Euronews. “Mi dicevano: confessa che eri con Isis. Ho detto loro che non lo ero. Mi hanno costretto a confessare. Mi hanno bruciato con mozziconi di sigarette. Mi hanno colpito con cavi e bastoni. Ci hanno torturato”. Dopo la vittoria sull’Isis, le autorità irachene conducono una guerra senza quartiere agli ex affiliati, ma tener conto dell’età, del processo di indottrinamento che su minori non trova resistenze è fondamentale per Human rights watch, come spiega Belkis Wille: “Ciò che ritengo sia molto chiaro dal lavoro svolto in Iraq è che il sistema giudiziario iracheno non è in grado di indagare adeguatamente e affrontare e perseguire questi reati. Questo è un sistema di giustizia penale che non garantisce il diritto a un giusto processo a queste vittime, vittime di gravissimi attacchi da parte dell’Isis”.

Migrazioni: Bachelet (Onu), gli Stati europei non rinunciano a salvare vite umane nel Mediterraneo

L’Alto commissario Onu per i diritti umani Michelle Bachelet ha esortato ieri l’Unione europea e i suoi Stati membri “a dare priorità alla vita e alla sicurezza dei migranti che attraversano il Mediterraneo” e non criminalizzare la solidarietà. Altri 226 decessi di migranti sono stati registrati nei primi due mesi dell’anno nel Mediterraneo, ha ricordato Bachelet. “Con diverse navi non governative costrette a sospendere le operazioni da misure che criminalizzano essenzialmente la solidarietà, l’antica responsabilità del salvataggio in mare ricade sempre più sulle navi mercantili, spesso inadatte a tale compito. Inoltre, alcuni governi hanno rifiutato l’ingresso alle navi”, ha puntualizzato Bachelet.