“Non dobbiamo mai cessare di metterci reciprocamente in guardia dalla tentazione dell’autosufficienza e dell’autocompiacimento, quasi fossimo Popolo di Dio per nostra iniziativa o per merito nostro. Questo ripiegamento su noi stessi è molto brutto e ci farà male sempre: sia l’autosufficienza nel fare o il peccato dello specchio, l’autocompiacimento”. Lo ha detto Papa Francesco incontrando questa mattina, nella Basilica Papale di San Giovanni in Laterano, i parroci e i sacerdoti della diocesi di Roma per il tradizionale appuntamento di inizio Quaresima. Al suo arrivo in Basilica, il Papa ha confessato alcuni sacerdoti. Nella meditazione, il Papa ha ricordato che “non sono io davanti allo specchio che mi guardo, non sono io il centro delle attività, persino il centro della preghiera, tante volte… No, no, è Lui il centro. Io sono in periferia. È Lui il centro, è Lui che fa tutto, e questo richiede da noi una santa passività – quella che non è santa è la pigrizia, no, quella no – una santa passività davanti a Dio, davanti a Gesù soprattutto, è Lui che fa le cose”. “Il perdono di Dio, che oggi abbiamo celebrato, è una forza che ristabilisce la comunione a tutti i livelli – ha osservato il Papa -: tra di noi presbiteri nell’unico presbiterio diocesano; con tutti i cristiani, nell’unico corpo che è la Chiesa; con tutti gli uomini, nell’unità della famiglia umana”. “Quando il Signore si chiude, si allontana. Noi abbiamo esperienza di questo, nei momenti brutti, di desolazione spirituale. Se qualcuno di voi non conosce questi momenti – ha proseguito Francesco -, gli consiglio di andare a parlare con un buon confessore, con un padre spirituale, perché qualcosa ti manca nella vita; non so cos’è ma non avere desolazione… non è normale, direi che non è cristiano. Noi abbiamo di questi momenti”.