Nato

Balcani: convegno OssMed-Lumsa, Gen. Figliuolo “Kfor sensore privilegiato sulle questioni di sicurezza dell’area”

Convegno OssMed-Lumsa

“Le Forze Armate Italiane sin dall’inizio della crisi balcanica assicurano una qualificata presenza nelle operazioni Nato in corso e, nei Balcani, in particolare, hanno assicurato i vertici di Kfor in maniera costante. Dei 23 comandanti di Kfor (Kosovo Force, forza militare internazionale guidata dalla Nato, responsabile di ristabilire l’ordine e la pace in Kosovo, ndr), dall’inizio della missione, 10 sono stati italiani e dal 6 settembre 2013 ad oggi, a Pristina si parla ininterrottamente italiano”. Lo ha detto il Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa, Generale di Corpo d’Armata Luigi Francesco De Leverano che oggi a Roma, presso l’Università Lumsa, è intervenuto al convegno “I Balcani occidentali al bivio. La Nato, Kfor e il ruolo dell’Italia”. L’evento, organizzato dall’Osservatorio per la Stabilità e la Sicurezza del Mediterraneo Allargato (OssMed) della Lumsa, è stato presentato dal Rettore dell’Ateneo, Francesco Bonini e ha visto, tra gli altri, gli interventi dell’Ambasciatrice del Kosovo, Alma Lama, e del Direttore dell’OssMed, Matteo Bressan, curatore del libro edito da “Informazioni della Difesa” con lo stesso titolo del convegno. Tra i relatori anche il Generale di Corpo d’Armata Francesco Paolo Figliuolo e il Generale Corpo d’Armata Giovanni Fungo, rispettivamente Comandante Logistico dell’Esercito e Comandante per la Formazione, Specializzazione e Dottrina dell’Esercito. Il Generale Figliuolo, diciannovesimo ComKfor (settembre 2014 – agosto 2015), ha sottolineato che proprio la missione della Nato nel Kosovo rappresenta “un sensore privilegiato sulle questioni di sicurezza dell’area balcanica, di straordinaria importanza per l’Italia e l’Unione Europea. Kfor ha segnato una profonda evoluzione, con un riduzione graduale della forza sul terreno, inserendo e potenziando nella propria organizzazione assetti idonei a penetrare nel tessuto sociale, per coglierne i segnali deboli da cui possono concretizzarsi i rischi alla sicurezza del Paese”. “Un’azione di imprescindibile importanza che – ha aggiunto – consente di prevenire escalation di possibili tensioni e modificare la missione sulla base dell’evoluzione delle condizioni in atto. Per assicurare la sicurezza e la stabilità del Kosovo, Kfor opera secondo una efficiente trama di relazioni con gli attori istituzionali locali, con le Organizzazioni Internazionali presenti e le missioni diplomatiche accreditate, secondo un approccio olistico ed omnicomprensivo necessario per affrontare le complesse dinamiche della sicurezza”. Nel suo intervento il Generale Fungo, che tra il 2016 e il 2017 ha guidato la missione Nato Kfor in Kosovo, ha in particolare posto l’attenzione sulla natura strategica e di lungo termine dell’impegno della Nato con i Balcani occidentali: “contribuendo alla sicurezza, promuovendo riforme, modernizzando e incoraggiando l’integrazione, l’Alleanza aiuta tutti i paesi della regione ad affrontare le sfide individuali e collettive”. L’alto Ufficiale ha quindi concluso il suo intervento sottolineando quanto “ la Nato, partner affidabile per tutte le nazioni e le comunità nei Balcani occidentali, ha come obiettivo principale quello di aiutare l’intera regione a svilupparsi in termini di sicurezza, stabilità e cooperazione, rispettando le scelte politiche dei singoli paesi, sulla base di un dialogo fondato su valori democratici fondamentali e di diritto internazionale”. KFOR è iniziata all’alba del 12 giugno 1999. Dallo scorso 6 settembre 2013 l’Italia ha assunto il comando dell’intera missione. Alle dipendenze dell’attuale Comandante operano 30 nazioni delle quali 22 appartenenti alla Nato e 8 partner, con un impegno complessivo di forze che oggi ammonta a circa 4000 unità. In particolare, le forze che compongono Kfor permanentemente schierate in Kosovo sono: due Multinational Battle Group (di cui uno a comando italiano), un reggimento Carabinieri Msu (composto esclusivamente da militari dell’Arma dei Carabinieri), un reggimento con funzioni di Riserva Tattica (multinazionale) e tre unità multinazionali denominate Jrd (Joint Regional Detachment) di cui uno a leadership italiana.