Terzo settore: Uneba, “riforma rischia di penalizzare fondazioni ex Ipab e assistenza domiciliare”

La riforma del Terzo settore rischia di penalizzare l’assistenza domiciliare e il ricovero in case di cura. A lanciare l’allarme è Uneba (Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale), la più rappresentativa associazione di categoria del non profit sociosanitario, educativo, assistenziale e dei servizi alla persona, che raccoglie sul territorio nazionale circa 900 enti di ispirazione cristiana. Occasione, la presentazione oggi a Roma, presso la sede dell’Acri, del “Vademecum riforma Terzo settore”, realizzato dall’organismo: 130 pagine per spiegare alle fondazioni ex Ipab (Istituti pubblici di assistenza e beneficenza, ndr) che offrono servizi di assistenza ad anziani, persone con disabilità, minori fragili – a quali condizioni e con quali modalità trasformarsi in Ets o impresa sociale come la riforma del Terzo settore chiede loro di fare entro il prossimo 3 agosto. Il timore è un aumento dei costi per i cittadini, perché, secondo Uneba, “le nuove norme in materia di Iva penalizzano le fondazioni ex Ipab che svolgono questi servizi”. Ulteriori argomenti trattati nel vademecum riguardano enti religiosi, fiscalità, aspetti contabili e di bilancio, mondo del lavoro. Alla presentazione intervengono Giuseppe Guzzetti, presidente di Acri; Claudia Fiaschi, portavoce Forum Terzo settore; Alessandro Lombardi, direttore generale Ufficio Terzo settore del ministero del Lavoro e politiche sociali.

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