“Noi ci definiamo come una Chiesa del Buon Samaritano. E come il Buon Samaritano indicato nel Vangelo vogliamo guarire, curare colui che è ferito e malato”. Così in un’intervista al Sir mons. Cristóbal López Romero, arcivescovo di Rabat, parla del servizio che la Chiesa del Marocco fa a favore dei migranti. Altro segno distintivo del viaggio di papa Francesco è la solidarietà verso i migranti “in un Paese che ha da subito optato verso una politica di accoglienza degna e coraggiosa. Un’occasione – si legge nel Dossier che è stato dato oggi alla conferenza stampa di presentazione del viaggio apostolico a Casablanca – per riaffermare il sostegno di papa Francesco al Global Compact sui migranti delle Nazioni Unite che è stato adottato a Marrakech nel dicembre scorso e per richiamare di nuovo la comunità internazionale a operare con responsabilità, solidarietà e compassione verso i migranti”. “Il Marocco – spiega al Sir mons. Cristóbal López – non è solamente un paese di passaggio. E’ anche un Paese di emigrazione, in quanto sono molti i marocchini che migrano verso l’Europa ed è un Paese di destinazione. Qui ci sono persone provenienti dall’area sub-sahariana che decidono di rimanere qui in Marocco. Quello che cerchiamo di fare è dare delle risposte soprattutto ai più vulnerabili. Non possiamo fare tutto ma ci sono più di 120 persone che nelle due diocesi del Paese, Tangeri e Rabat, lavorano a livello professionale in Caritas per aiutare i migranti. Caritas è l’organizzazione più importante in Marocco che lavora con i migranti. E questo lavoro lo facciamo seguendo le 4 indicazioni date da papa Francesco: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Lavoriamo su questi 4 livelli ma soprattutto per accogliere e proteggere i migranti più vulnerabili. Ogni anno più di 11 mila migranti vengono accolti e protetti da Caritas e la Chiesa destina a questo scopo un budget considerevole”.