
“Quello che doveva venire fuori è già venuto dagli archivi diocesani e privati. Non c’è niente da temere. Bisogna considerare, invece, che la completezza delle informazioni rende giustizia alla complessità dell’azione del Vaticano. Ne sono convinto”. Così Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di Sant’Egidio, in un’intervista al Sir all’indomani dell’annuncio di Papa Francesco di aprire gli Archivi Vaticani per il pontificato di Pio XII il 2 marzo 2020. “Quando non si ha tutta la documentazione, siamo prigionieri della logica degli scoop. Un documento, invece, va inquadrato in un contesto. La completezza renderà giustizia all’azione della Santa Sede e dei Papi. E alle figure di importantissimi collaboratori dei pontefici, che hanno fatto la storia della Chiesa. Penso a Montini, Roncalli, Cardini: hanno lavorato all’ombra dell’istituzione ma hanno lasciato tracce importanti. L’apertura sarà estremamente positiva e il mio auspicio è che si vada in fretta per il pontificato successivo”. “Non conosco bene lo stato del processo di Pio XII, ma ho presente la sensibilità ebraica nei confronti della sua figura. Per tanti ebrei l’atteggiamento di Pio XII risulta incomprensibile di fronte alla Shoah. Non ritengo che tutti i Papi debbano diventare santi. Come storico – conclude Riccardi -, mi sento di dire che Pio XII è una figura importante e inevitabile per chi vuole studiare la storia politica e religiosa tra guerra e dopoguerra. È una figura che esprime l’antico, ma che cerca di proiettare la Chiesa verso il nuovo”.