Conflitto israelo-palestinese

Gaza: Save the Children, 49 bambini uccisi e più di 6.000 feriti dall’inizio delle proteste al confine

“Almeno 49 bambini sono stati uccisi al confine con Gaza e più di 6.000 sono rimasti feriti, di cui quasi la metà in modo grave, a un anno dall’inizio delle proteste per la Marcia del ritorno” – la grande marcia che ha l’obiettivo di realizzare il “diritto al ritorno”, una richiesta palestinese secondo la quale i discendenti dei rifugiati che hanno perso le loro case nel 1948 possano ritornare alle proprietà della loro famiglia nei territori che attualmente appartengono a Israele. I dati, sono stati diffusi oggi da Save the children, che ha richiamato “tutte le parti coinvolte ad agire immediatamente per affrontare le cause alla radice del conflitto e garantire la necessaria protezione a tutti i bambini, in uno scenario caratterizzato dalla recente escalation di violenze nell’area”. “Secondo quanto riportato dalla Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite – sottolinea Save the children – i bambini sono stati colpiti dai soldati israeliani con munizioni e proiettili di gomma e hanno subito gravi conseguenze in seguito all’inalazione di gas lacrimogeni lanciati lungo la barriera. Tra coloro che sono sopravvissuti, in tanti hanno subito lesioni gravissime e indelebili e non hanno potuto accedere a cure mediche adeguate di cui avevano urgente bisogno. La richiesta di assistenza medica specialistica, infatti, ha superato di gran lunga le capacità del sistema sanitario di Gaza, ormai paralizzato da anni a causa del blocco”. Inoltre, continua Save the children, “sono oltre 20.000 gli adulti feriti durante le proteste, tra il 30 marzo e il 31 gennaio scorsi, ai quali si aggiungono anche quattro soldati israeliani, mentre un altro militare israeliano è stato ucciso in uno dei giorni delle proteste, ma lontano dal luogo delle manifestazioni”. “Save the children – conclude l’organizzazione – fa proprio l’appello delle Nazioni Unite per porre immediatamente fine all’uso eccessivo della forza da parte di Israele nei confronti dei bambini al confine. L’Organizzazione sostiene inoltre l’appello dell’Onu affinché Israele riveda le regole militari di ingaggio relativamente all’uso di munizioni contro i bambini durante le proteste”.