Europa

San Benedetto: mons. Boccardo (Spoleto-Norcia), “con egoismi nazionali Europa rischia il congedo”

“L’insegnamento e la testimonianza di S. Benedetto hanno cementato nel nostro Continente quell’unità spirituale in forza della quale genti divise sul piano linguistico, etnico e culturale avvertirono di costituire un unico popolo. Oggi però, mentre si procede sulla strada della globalizzazione – cioè dell’unificazione virtuale, culturale, economico-finanziaria – dobbiamo riscontrare una lontananza umana e spirituale tra popoli pur resi più vicini (e anche confusi) dalla nuova situazione”. Lo ha detto l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, durante la messa per la festa liturgica di san Benedetto celebrata nella centrale piazza di Norcia, di fianco alla basilica natale del Patrono d’Europa sbriciolatasi a causa della violenta scossa di terremoto del 30 ottobre 2016 e dinanzi alla statua in marmo del padre del monachesimo occidentale rimasta invece integra. Alla presenza delle autorità civili e militari, tra cui il presidente della Giunta regionale dell’Umbria, Catiuscia Marini, dei sindaci Nicola Alemanno (Norcia), Umberto de Augustinis (Spoleto) e di altri Comuni del territorio, l’arcivescovo ha ricordato che “l’Europa ha perso – e talvolta anche rinnegato – le sue radici, che non sono archeologia, ritorno al passato, muro dietro cui proteggersi; ma un modo di pensare e di vivere che esprime uomini, donne e comunità fondate in qualcosa di verace e duraturo. Nel Novecento i Paesi europei, anche allora ammalati di nazionalismo, sono andati alla guerra degli uni contro gli altri. Quanti dolori e quante vite perdute!”. “Oggi siamo in un’altra stagione – ha rimarcato il presule – la cultura del vivere per sé conduce all’egoismo nazionale e locale, all’assenza di visioni. Ma, a forza di vivere per sé, l’uomo muore; si spegne un paese, una comunità, una nazione. E così l’Europa rischia il congedo dalla storia. Il mondo, invece, ha bisogno dell’Europa, del suo umanesimo, della sua forza ragionevole, della sua capacità di mediazione e di dialogo, della sua tradizionale accoglienza, delle sue risorse, della sua intraprendenza economica, della sua cultura; ha bisogno di quell’ordine spirituale ed etico che costituisce la ricchezza più autentica del nostro Vecchio Continente”.