
“Fiducia, incontro, giustizia, intesa non solo come ‘vendetta da parte dello Stato’, ma come riparazione per valorizzare la persona”. Sono le tre parole chiave della giustizia riparativa indicate, stamattina, dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano, nel corso della presentazione delle raccomandazioni della stessa Agia su mediazione penale e altri percorsi di giustizia riparativa, a Roma, alla Camera dei deputati. “Con la giustizia riparativa proponiamo una via alternativa alla giustizia ordinaria per i ragazzi autori di reato e per quelli vittime di reato. Spesso, infatti, i minorenni compiono reati a danno di coetanei – ha precisato la garante -. Noi pensiamo che la via non sia l’abbassamento dell’età dell’imputabilità: non è punendo di più e prima che si ricostruiscono le reti educative. Quando si rompe la fiducia le strade sono due: o si butta via o si ripara. La nostra strada è la riparazione. Ce la indica la Convenzione delle Nazioni Unite del 1989, che agli articoli 39 e 40 si occupa di ragazzi autori e vittime di reato, dicendo che devono essere accompagnati in un maniera rispettosa della loro dignità e del loro valore di persona, recuperandoli e reintegrandoli nella società”. Lo strumento c’è ed “è la giustizia riparativa – o la mediazione penale, che è una forma di giustizia riparativa – che facilita l’incontro, anche quello che sembra impossibile tra il reo e la vittima, che così trova uno spazio per il riconoscimento della propria sofferenza. La giustizia riparativa è un modo di condividere i vissuti”. Un aspetto importante è che “la mediazione avvenga non lontana nel tempo rispetto al fatto che costituisce reato, cioè non quando il processo è già iniziato, perché la vittima potrebbe voler girare pagina e non pensarci più”.
“L’Italia non ha una legge sulla mediazione penale”, di qui “la necessità che il Parlamento legiferi, credendoci”. Secondo Albano, “è una strada anche per i ragazzi infraquattordicenni autori di reato, che possono essere incentivati a utilizzare la mediazione penale come momento di progressiva acquisizione della sofferenza della vittima e di conseguenza a una sua responsabilizzazione che porterà a un suo recupero nella società”. Albano ha portato un esempio pratico di giustizia riparativa: “Se un ragazzo imbratta un muro, non è giustizia riparativa se lo pulisce semplicemente, quella è una condotta riparatoria. La giustizia riparativa prevede che il ragazzo incontri il proprietario di quel muro, favorendo l’incontro tra reo e vittima, perché la relazione dell’incontro è il presupposto della giustizia riparativa”. “I tempi del processo penale sono lunghi, ma per i ragazzi il tempo è tutto – ha concluso la garante -: la giustizia riparativa rappresenta una strada veloce, immediata rispetto al fatto, soprattutto se il ragazzo viene sollecitato ad aderire a questo percorso già nella fase delle indagini preliminari”.