Sfs2019

Studenti: scuola di formazione Msac, ecco come “la realtà ci sfida”

(dall’inviato a Montesilvano) Storie di sofferenza e di resilienza, di reazione e di impegno. Sono quelle risuonate ieri mattina a Montesilvano durante la tavola rotonda “La realtà ci sfida” nel corso della giornata conclusiva della VII edizione della Scuola di formazione per studenti promossa dal Movimento studenti di Azione Cattolica. La prima testimonianza della mattinata, guidata dal professore e giornalista Giancarlo Visitilli, è stata  offerta da Cinzia Caggiano, mamma del 17enne Vito Scafidi morto il 22 novembre 2008 per il crollo di un controsoffitto al liceo Darwin di Rivoli. Dopo aver ripercorso la tragedia che le ha strappato il figlio e la “spinta a cercare la verità” anche nei confronti di una giustizia che sembrava ingiusta, Caggiano ha denunciato che “siamo ancora lontani dall’aver scuole sicure” perché in generale “le scuole italiane non sono messe bene”. “Voi – l’appello lanciato agli studenti – siete antenne delle sicurezza, conoscete le scuole meglio degli insegnanti. Qualsiasi cosa non vada, ditelo, scrivetelo. Non fate l’errore della nostra generazione che era abituata ad avere secchi nei corridoi delle scuole e palestre non agibili”. “Non abituatevi a questa normalità – ha ammonito – è normale avere scuole sicure”. Dell’impegno per la sicurezza scolastica ha parlato anche Giulia Toffanin, responsabile a Torino del progetto “Scu.ter” di Acmos. “Abbiamo deciso di prenderci a cuore la scuola, sapendo che non possiamo metterci al posto delle istituzioni”, ha spiegato, aggiungendo che “abitiamo l’Osservatorio per l’edilizia scolastico” e dicendosi “rammaricata che sia stata smantellata la Struttura di missione interministeriale” che oggi “non esiste più”. Rivolgendosi agli studenti ha sottolineato che “la sicurezza scolastica è e dev’essere un compito di tutti. Educarci al dialogo e alla denuncia è un passo fondamentale”.

Toccante ma anche provocatoria è stata la testimonianza di Blessing Okoedion, donna nigeriana ex vittima di tratta, che ha raccontato di come nel 2013, a 26 anni, è arrivata in Italia con la promessa di un lavoro e un visto per lavorare di 2 anni e invece ha scoperto subito di essere finita nelle mani dei trafficanti che le hanno detto che avrebbe dovuto pagare 65mila euro prostituendosi. “Sulla strada non sei nessuno, sei solo un prodotto in vendita da comprare, usare e gettare. Non puoi pensare altro che mostrarti come prodotto”, ha proseguito, aggiungendo che “sulla strada non sei un essere umano, anche per i clienti”. “Perché in questo continente dove i diritti vengono rispettati, in questo Paese democratico e civile si vendono le persone, le si schiavizzano? Perché si pensa di comprare le persone come un prodotto?”. “La domanda di sesso è troppo alta – ha denunciato – e così aumenta il reclutamento delle ragazze; in Italia ci sono delle leggi, ma nelle nostre famiglie parliamo del rispetto degli altri?”, ha chiesto. A Caserta, a Casa Ruth con le suore Orsoline, Blessing ha raccontato di aver “ritrovato la vita, la dignità”: “Ho ritrovato la voce, ho avuto il coraggio di prendere la parola per continuare a denunciare l’ingiustizia”.

L’ultima testimonianza è stata quella di Marika e Ludovica del Msac di Mazara del Vallo, un circolo “attivo” in diocesi e nelle scuole dove coinvolge 200 ragazzi. Hanno spiegato com’è nato il progetto “M.I.R.A.” (momenti di incontro e formazione per rappresentanti scolastici): “Non dobbiamo aspettare di diventare grandi, possiamo portare la nostra semplicità e i nostri sogni”, hanno spiegato, e “grazie a fantasia e creatività realizzare obiettivi che ci sembrano all’inizio irrealizzabili”. L’obiettivo, hanno proseguito, è quello di “imparare e fare nostro uno stile di vita con il quale ci abituiamo a fare domande, che fa sì che prima di dare un giudizio dobbiamo capire”. “Vogliamo vivere più consapevolmente la nostra vita, da protagonisti attivi e non da comparse”.