“Dopo 8 anni di conflitto devastanti, più di un terzo dei bambini siriani si sente sempre o frequentemente angosciato, insicuro e solo”. È quanto emerge dall’indagine realizzata da Save the Children nei governatorati di Idlib, Aleppo, al-Raqqa e al-Hassakeh, tra i più colpiti dalla guerra in Siria, dove vive più della metà dei bambini che all’interno della Siria si trovano in condizioni precarie e bisognosi di assistenza umanitaria.
Alla vigilia della 3° Conferenza internazionale per il Supporto della Siria e della Regione a Bruxelles, il nuovo report “Un domani migliore: la voce dei bambini siriani” dell’Ong “raccoglie le testimonianze di centinaia di bambini che – spiega una nota –, pur profondamente segnati dalle conseguenze di violenze e distruzione, conservano la fiducia nel futuro e nella possibilità di ricostruire il loro paese, ma chiedono al mondo pace, stabilità e istruzione”.
“Dall’inizio del conflitto, otto anni fa, sono nati più di 4 milioni di bambini siriani che non conoscono altro che la guerra. Mentre il conflitto sta entrando nel suo nono anno il prossimo 15 marzo 2019, più della metà dei bambini siriani – denuncia Save the Children – è bisognoso di assistenza umanitaria, un terzo è senza scuola e almeno 2,5 milioni sono sfollati all’interno del Paese”.
“Il 30% dei bambini intervistati – prosegue la nota – ha dichiarato di non sentirsi al sicuro e per più della metà di loro le violenze del conflitto, la separazione dalle famiglie o la perdita dei propri familiari, la distruzione delle abitazioni e delle infrastrutture, insieme alla mancanza di scuole e assistenza sanitaria sono la dura realtà con la quale sono costretti fare i conti ogni giorno”.
Tra le problematiche messe in evidenza quelle della povertà e della disoccupazione, dei matrimoni precoci di minori, della malnutrizione, delle malattie e disabilità che sono aumentati a dismisura durante il conflitto.
“Chiediamo ai leader che si incontreranno a Bruxelles di ascoltare la voce dei bambini siriani. Anche se hanno attraversato otto anni di guerra e violenze, sono ancora fiduciosi di poter costruire un futuro migliore per il loro Paese. Chiedono pace, stabilità e istruzione, e la comunità internazionale deve trovare il modo di rispondere alla loro richiesta”, ha dichiarato Filippo Ungaro, portavoce di Save the Children Italia.