Lettera aperta

Manuel Bortuzzo: don De Marco (Cei), “la bellezza di una vita che non razzola nella stupidità”

“Il mondo dello sport, Manuel, non può tacere! Deve e vuole alzare la voce! Perché la vita per uno sportivo è tutt’altro che stupidità! È possibilità! Possibilità di raccontare talenti che si scoprono compressi nel corpo e nel cuore! Possibilità di sperimentare come dare il meglio di sé fa esplodere la gioia di esserci e di provarsi sempre a vincere una gara, anche quando si perde! Possibilità di dimostrare alle giovani generazioni che la vita è sempre bella e che vale la pena non sciuparla ma viverla fino in cima, nella logica del dono e del perdono o fair play! Possibilità di cancellare dalle pagine di cronaca i fatti di stupidità, per riempirle di sogni realizzati e di punte raggiunte di felicità, anche quando questo ha comportato fatica!”. Lo scrive don Gionatan De Marco, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per la pastorale del tempo libero, turismo e sport, in una lettera aperta a Manuel Bortuzzo, il giovane nuotatore ferito da colpi di pistola nella notte tra sabato e domenica a Roma. “È tempo di farti vincere, raccontando a tutti la tua voglia di diventare un campione e testimoniando la bellezza di una vita che non razzola nella stupidità, ma che vola alto in scelte che parlano di impegno, sacrificio, umiltà… gioia!”.

“Condanniamo quella stupidità che non ragiona, ma che fa della prepotenza la sua legge, perché incapace di metter giù una frase sensata per dire la propria opinione. Condanniamo quella stupidità che si trasforma in violenza… verbale e fisica… perché incapace di aprire le mani e il cuore per stupirsi di tutto il bello di cui questa vita è disseminata. Condanniamo quella stupidità che si traduce in morte – aggiunge don De Marco – perché infangata nella miseria di chi non ha il coraggio di fermarsi, di ospitarsi e di cambiare, scegliendo di sfigurarsi per sempre il domani sulla strada senza senso e senza uscite della vigliaccheria”.